Pubblicato il 24 maggio 2006 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Sabato sera ero stanco. Forse anche un po' depresso, forse
malinconico. Cose che non si spiegano facilmente. Cose che arrivano, ti salutano
e vanno. Avevo voglia di non uscire. Neanche una corsetta serale mi aveva tolto
una fastidiosa apatia.
Le 22 erano passate da qualche minuto. Svogliato, ho acceso la televisione.
E questo è stato il mio primo sbaglio. Poi ho iniziato a spingere a caso
sul telecomando inoltrandomi fino ai canali locali. E questo è stato
il mio secondo sbaglio. Ho trovato una serie di spot dei candidati a sindaco
ed ho scoperto che di sbagli c'era chi ne aveva fatti ben più di me.
Non mi dilungo nel descrivere la noia delle dichiarazioni di turno od il divertimento
di vedere uno come Capacci così autocompiaciuto del proprio status di
"divinità naturale", col "Sole 24 Ore" stretto in
bella vista sul petto (roba che un primo della classe così non lo si
vedeva dai tempi del De Rossi del libro Cuore).
Non ho più sintonizzato il televisore sui canali locali per evitare di
fare brutti incontri. E' invece tra i candidati ai due consigli che eleggeremo
a Rimini, comunale e di quartiere, che ci si dà battaglia, che si consumano
lotte intestine, che si fa la vera politica.
Ci si candida per passione, perché si ha voglia di dire qualcosa, per
gioco, o per aderire e partecipare ad un progetto condiviso con altri, ed è
così che per questa volta ho visto il mio coinvolgimento nella lista
della "Rosa nel Pugno". E per questa volta non mi sono speso in una
campagna elettorale personale. Non vi chiederò però di non votare
per me, che suona sempre un po' fasullo. I voti sono tutti ben accetti, ed importantissimi,
s'intende, e contare le preferenze ricevute diverte sempre tutti. Vi dirò
invece per chi voterò io. E magari sarò d'aiuto a chi, condividendo
un'idea, è in cerca di un nome con cui concretizzarla.
Sulla scheda per l'elezione del consiglio comunale, dopo aver barrato il simbolo
della "Rosa nel Pugno" scriverò: Sergio Giordano.
"Batto il marciapiede" con Sergio da più di dieci anni. Al
freddo, al sole, da soli o con tanti compagni e compagne. Con le nostre auto
(molto più la sua ultimamente) cariche di tavoli, moduli, volantini e
gazebi.
L'altro ieri come dieci anni fa, il calore della strada c'è quasi sempre,
almeno un po'. Una volta lui scrisse su Chiamami Città verso la fine
di un lontano settembre, non ricordo di che anno: "puoi incontrare dopo
anni vecchi amici, irriconoscibili, poi apri il documento, e mentre trascrivi
il loro nome sul modulo, ritrovi con loro un poco della tua vita". Gli
irriconoscibili per me non sono poi molti visto che ho vent'anni di meno; ma
qualche sguardo perduto te lo riconquisti. E la piazza ci "appartiene"
ancora oggi, per un po', un furto senza peccato e senza scasso. Ed ancora non
siamo riusciti ad annoiarci.
Lui però iniziò la sua battaglia cittadina con un altro compagno
di strada, che si chiamava Argo, un umano dotato di due gambe in più.
Lui e Sergio stavano correndo sulla spiaggia. Era quasi sera, e sopra di loro
un cielo gonfio di pioggia si stava per scatenare. L'acqua iniziò a calare
abbondante, ma non fu per lei che i due amici forono costretti ad interrompere
la corsa. Erano partiti da casa puliti, ma trovarono sul loro cammino un fiume
di merda che si stava scaricando sulla spiaggia e che con poco rispetto aveva
sbarrato loro la strada. Era la famosa "merda in mare", quella che
pare essere diventata un tipico prodotto da spiaggia: col sole il limoncino,
con la pioggia la merda. Oramai lo sanno in molti. Quello che forse sanno meno
è che quella corsa sulla spiaggia risale a 14 anni fa e che per i primi
8 anni Sergio, da solo, con una generosità che ha pochi pari in questa
città, è stato la spina nel fianco di tutti gli amministratori
scaricatori di merda, a partire dal sindaco Chicchi che fu oggetto di un esposto
alla procura della repubblica nel '93.
Sulla scheda per l'elezione del consiglio del Quartiere n°1 scriverò:
Maria Cristina Gattei.
"I futuri dirigenti del PCI venivano allevati ad Ariccia, lo sai, ci sono
andata anch'io da adolescente", mi disse Cristina giorni fa. "Ad Ariccia?",
risposi, "nella patria della porchetta?". "Sì, mi ci hanno
mandato quando ero nella FGC. E' lì che vedevano se eri bacato o buono
per essere un futuro dirigente. Cioè se avevi un pensiero anche tuo personale
o se eri da subito allineato, come una spugna che beve tutto. Nel primo caso
eri spacciato. E così fu anche per me. Tornata a casa andai in federazione
ed entrai nella stanza proprio mentre l'allora presidente stava battendo a macchina
la mia lettera di espulsione. Ero un cattivo soggetto per loro".
Solo per essere stata espulsa dalla FGC (federazione giovani comunisti), Maria
Cristina Gattei meriterebbe la fiducia e la simpatia di tutti. Aggiungo che,
come ulteriori medaglie al valore, né l'attuale sindaco, né l'attuale
assessore all'ambiente non la possono soffrire per tutte le grane che ha dato
loro a partire dalla protesta contro il taglio degli alberi, non solo di piazza
Ferrari, dove è stata la prima protagonista.
Eppure lei, come Sergio, si sentono di sinistra, sono di sinistra. E, chi prima
e chi dopo, entrambi sono stati espulsi dalla sinistra. Non sono allineati nella
sinistra, né allineabili. Sono semplicemente liberi. E vanno votati.