Pubblicato il 22 marzo 2006 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
C'è in giro nel paese una vergognosa campagna denigratoria
contro le farmacie e sento di dover intervenire a favore di coloro che solo
i nostri paladini della salute. Non possiamo quindi che salutare con orgoglioso
entusiasmo la nuova campagna di Federfarma le cui parole suscitano un'irrefrenabile
commozione: "Farmacia, la casa della salute".
Le arpie del libero mercato, ovvero quegli sciacalli che vorrebbero che i farmacisti
(proprietari, s'intende) smettessero di girare in Porche e di percepire un guadagno
garantito del 26% senza correre una sola briciola di rischio (un grande privilegio
per il nostro paese, che eccelle a livello internazionale quanto a protezione
di questa benevola casta), chiedono addirittura che un bravo farmacista possa
aprire un suo esercizio senza che neanche abbia fatto la fatica di sposarselo
o di averlo in eredità. Inaudito! E pensare che c'è qualche stolto
chi ritiene un assurdo che per le farmacie invece che un numero minimo per ogni
tot di abitanti, sia previsto un massimo. Ma è normale, altrimenti come
si farebbe a proteggere una corporazione così fondamentale?
E poi i farmacisti sono bravi e per fortuna Federfarma è qui a combattere
con noi, e per noi consumatori. E nella campagna, di cui ancora vale la pena
ricordare il nome, "Farmacia, la casa della salute" (che musica),
pensate, ci avvisano che prendere l'aspirina può essere veramente pericoloso
(negli altri paesi d'Europa dove la si può comperare assieme al latte
non lo sanno, poveretti) e "può causare una "malattia iatrogena".
Per fortuna il farmacista è sempre lì che ti aiuta.
Io però sono proprio una persona sfortunata! Da più di vent'anni
mi reco a comperare da solo le mie medicine, ma ancora non ho avuto il piacere
di sentire un farmacista che alla mia richiesta di aspirina si rivolgesse a
me con calore paterno chiedendo "sei sicuro? Guarda che potrebbe causarti
una malattia iatrogena".
Certo però che è strano. Medici e farmacisti sono sempre così
attenti alla nostra salute, ma chissà come mai da molti anni il farmaco
più venduto in Italia è l'antidepressivo Tavor (un vero toccasana,
non c'è che dire, consigliabile a tutti, grandi e piccini), che richiede
pure la ricetta?
Porrò la domanda ad un benevolo farmacista che, come dice la reclame,
"potrà indirizzarvi - perché no? - verso prodotti equivalenti,
con lo stesso principio attivo ma ad un prezzo inferiore". I molto maligni
hanno provato a dare una risposta a quel "perché no?", ma secondo
me non ci sono riusciti! Ne cito uno dei più ignobili.
Stefano Livadiotti ha condotto un'inchiesta su l'Espresso del 23 giugno 2005:
"In Gran Bretagna il farmacista incassa un fisso ogni volta che consegna
un flacone. Il camice bianco italiano si mette in tasca una percentuale (tra
il 22 e il 27 per cento, a seconda se il farmaco è rimborsato dallo Stato
o pagato direttamente dal cittadino) del prezzo di vendita del medicinale. Ovvio,
dunque, che abbia tutto l'interesse a smerciare il più caro. Dev'essere
per questo che in Italia i farmaci cosiddetti generici, identici a quelli griffati
ma più economici, non riescono a decollare (solo adesso, con il decreto-Storace,
il farmacista è tenuto a informare il cliente dell'esistenza dei prodotti
più a buon mercato). Secondo un recente calcolo dell'Antitrust, i generici
in Italia rappresentano il 4,4 per cento del totale delle vendite, contro il
40 dell'Olanda, il 50 della Germania e il 60 della Danimarca".
Chissà perché allora dall'inchiesta si nota che alla fine del
2002 il costo dell'aspirina in Italia era più alto del 43% rispetto alla
Francia? E che nel 2004 per lo stesso identico vaccino antinfluenzale, che a
Parigi era in vendita a 6,28 euro, in Italia bisognava sborsarne 11,9? Ci dev'essere
un grande fratello che diffonde queste notizie tendenziose!
Il bel comunicato di Fredefarma si chiude, "è bene ricordarlo",
celebrando la grande disponibilità del farmacista a farsi trovare 24
ore su 24, 365 giorni l'anno. Un po' come il casellante, l'infermiere, il barista,
il poliziotto, l'addetto all'inceneritore, l'operaio della grande industria
e come tutte quelle occupazioni che richiedono un'organizzazione in turni di
lavoro. Il cui stipendio non raddoppia solo perché è di notte.
E magari se un'aspirina la trovo anche in un supermercato o in un negozietto
aperto fino a mezzanotte (ed in riviera ce ne sono parecchi per vari mesi l'anno),
forse la pago la metà, sempre però, "è bene ricordarlo",
rischiando una pericolosa "malattia iatrogena".
Oggi ho voluto scherzare un po' sulla professione in assoluto
più protetta tra tutte le professioni europee. Ma quello delle farmacie
italiane è uno dei monopoli più forti, tra i tanti di questo paese,
che il molto presunto governo liberale del centrodestra, tra le sue copiose
inettitudini, non ha saputo intaccare neanche di striscio. E purtroppo ho molti
dubbi che riesca a farlo il minestrone elettorale guidato da Romano Prodi.