Votare è libertà, astenersi è ipocrisia
Pubblicato il 23 marzo 2005 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Anche questa settimana mi trovo a dover replicare alle "reverende" affermazioni sconclusionate di Paolo Gambi a proposito di maggioranza e referendum, al quale si è ieri aggiunto, con nostra grande gioia, Emanuele Polverelli. Partiamo da una prima questione.
Il nostro Paolo, al solito, travisa il problema tentando di spostare opportunisticamente l'attenzione dal voto a "questo" referendum, al quesito se sia "lecito votare su tutto", cosa che nulla ha a che vedere con il voto imminente.
Che ci siano dei temi sui quali il voto non deve essere permesso, è sacrosanto (e chi dice il contrario?), potremmo al limite discutere quali siano questi temi. Ma se oggi si va a votare sulla Legge 40 è proprio perché la Cassazione prima e la Corte Costituzionale poi, dopo aver valutato i quesiti sia da un punto di vista formale che costituzionale, hanno deciso che è lecito votare, che quelle condizioni che giustamente i costituenti hanno posto all'esercizio del referendum, sono state pienamente soddisfatte. Dire, come fa Gambi, che non è lecito votare su un tema ritenuto tale dalla Consulta, è un puro atto di violenza incostituzionale.
Che la maggioranza commetta degli errori, e che in passato abbia creato anche dei bei mostri, è un fatto; anche se le più grandi mostruosità, caro Paolo, sono nate quando alla maggioranza è stato tolto il potere di mandare a casa un governo. Sono le minoranze violente ad aver prodotto la maggior quantità di dolore nella storia, non le maggioranze.
Ed è proprio qui che sta l'importanza del referendum, che la saggezza dei costituenti ha voluto essere solo abrogativo (evitando un uso populista di uno strumento propositivo). Le leggi le fa il Parlamento. Gli errori li corregge la Corte Costituzionale (e accidenti quanto lavoro ha, viste l'innumerevole quantità di leggi dichiarate incostituzionali). E quando i parlamentari la fanno più grossa del solito, quando le coscienze si spaccano e i partiti si dividono, quando si votano norme che danno maggior dignità a un cumulo di cellule che ad una donna, che istigano all'adulterio (fecondazione eterologa naturale), allora siamo in presenza di una di quelle rare volte in cui la palla deve passare al popolo, non per imporre una legge, ma per dire al legislatore: quella che hai fatto non va bene; cerca di correggerti rispettando questa mia volontà. E non è neanche che accada così spesso.
Sabino Cassese, una decina d'anni fa stimò in oltre 160 mila le leggi primarie italiane, alle quali si dovevano aggiungere quelle regionali ed europee.
Da quando il Referendum è stato regolato dalla legge (1970), si contano appena 12 tornate referendarie, che hanno riguardato una trentina di argomenti, lo 0,015% del totale (in 35 anni). La teoria che in questo paese si vada avanti a "colpi di maggioranza e referendum" è quindi semplicemente ridicola (ricordo, oltretutto, che l'ultimo referendum si è tenuto 5 anni fa).
Seconda considerazione. Proporre un referendum, forse (anzi certamente) Gambi lo ignora, non è roba che si fa alla leggera. Sono necessarie due cose.
Primo: un gran numero di persone mobilitate e fortemente motivate per la stessa causa (diverse migliaia), ben distribuite su tutto il territorio e ben coordinate da un'unità centrale.
Secondo: un mucchio di soldi. Centinaia di migliaia di euro servono solo per stampare i moduli. Milioni ne occorrono per permessi, autenticatori, volantini, pubblicità varia.
Il tutto deve essere talmente ben oliato e collaudato da funzionare continuamente a pieno regime perché il tempo concesso per raccogliere le 500.000 mila firme necessarie (per abrogare la Legge 40 ne sono state più di un milione), è di soli 3 mesi, e visto che chi si mette in moto vive del proprio lavoro, in pratica significa 13 week end (a patto, poi, che splenda sempre il sole!).
Ora, se Gambi crede che gli italiani siano un popolo di tali mentecatti pronti a mettere in piedi tutta la baracca per chiedere l'eliminazione della razza ebraica, o la reintroduzione della schiavitù, è un problema suo, e neanche tanto piccolo.
Ma la cosa più importante per smascherare la vigliaccheria astensionista è un'altra. La legge che si vuole parzialmente modificare, è quasi unica nel panorama mondiale, e le richieste dei referendari sono pienamente accettate ovunque. Quindi, in caso di vittoria dei SI ci troveremmo a vivere in un mondo identico a quello regolato dai "saggi del diritto" che risiedono nei parlamenti di mezzo mondo, e che tanto piacciono al nostro Paolo (devo confessare che fa quasi tenerezza - sarà per la giovane età - la sua cieca fiducia nel nostro gruppo di deputati e senatori, diversi dei quali veri e propri caproni, che ignorano persino in quale secolo si sia svolta la Rivoluzione Francese, alla faccia dei "saggi del diritto"!).
Cari miei, una volta disertare le urne non era un bel passatempo, del voto si era orgogliosi. Buttiglione e la Bindi oggi ci insegnano che non è più così. Quali maestri di vita! Ed ecco che dal NO si è passati all'astensione. OK, è una strategia machiavellica, ignobile, ma il fine giustifica i mezzi! Accettato. Ma ditelo, cari astensionisti, non fate i santarelli moralisti, non fate come Curzi ai tempi del TG3, che accusava gli altri di essere faziosi, negando al tempo stesso la sua ugualmente insostenibile posizione di "ultrà".
Ammettete spudoratamente che volete sfruttare anche i morti e i non votanti indifferenti, ben sapendo di essere destinati alla sconfitta in un confronto equo. Ne guadagnerebbe il dibattito, altrimenti inutile, e forse recuperereste un po' (poca, ma qualcosina si) di dignità.

p.s.
Confermo che le tutte le comunità scientifiche del mondo (intendendole come organizzazioni, all'interno della quali ovviamente ci possono essere dei pareri contrari) si sono espresse negativamente sulla legge 40.

p.s.
Immagino che la prossima mossa dei pubblici moralizzatori sarà quella di posizionare un inquisitore in tutte le agenzie di viaggio per accertarsi che nessuno se ne vada all'estero a fare ciò che qui è proibito; ed anche in banca, visto che di denaro ora ne serve parecchio più di prima.







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