Pubblicato il 16 marzo 2005 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Nei giorni passati ho avuto il piacere di leggere su questo
giornale commenti e prese di posizione sulla spinosa e deliziosa questione dell'importantissimo
referendum in materia di procreazione medicalmente assistita e ricerca scientifica.
La settimana scorsa c'è stata la biblica reazione del prof. Ghini all'intervento
di Giovanni Sartori; e prima di lui Paolo Gambi, replicando a Werther Casali,
ci aveva offerto un simpatico mélange di contraddizioni del tipo: "questioni
etiche di così profonda importanza non possono essere lasciate ad un
voto diretto del popolo"; ma un momento prima aveva scritto: "Il voto
della maggioranza è funzionale se usato per eleggere i parlamenti, per
scegliere la classe dirigente, o magari - lasciatemi dire - per istituire nuove
regioni". Quindi, se ho ben capito: le questioni che riguardano la vita
di tutti i giorni, le cose contro cui la gente si scontra brutalmente, quelle
che probabilmente conosce pure meglio (opinione anche del Nobel Dulbecco), non
devono essere sottoposte al vaglio della maggioranza; se invece si tratta di
valutare programmi elettorali di centinaia di pagine (sulla base magari di una
manciata di trasmissioni televisive), di entrare nel merito economico, amministrativo,
culturale, istituzionale circa l'opportunità di istituire o meno una
nuova regione, allora il popolo ha tutti gli elementi per una valutazione obiettiva!
E' chiaro io sono, coerentemente, a favore di entrambe le consultazioni!
Ma scusa Paolo, non è stato il movimento per la vita a chiedere il referendum
per l'abolizione dell'aborto? Non era una questione etica, se vogliamo, ancora
maggiore? Eppure nessuno disse: "nelle grandi questioni etiche, quelle
che spaccano le coscienze e i parlamenti la maggioranza non deve esprimersi".
Anzi è sempre accaduto, e si è sempre sostenuto, anche da chi
aveva i più incontenibili pruriti cronici antireferendari, esattamente
il contrario.
E se c'è un tema perfetto per un referendum è proprio quello di
cui parliamo oggi. Infatti, quelle che tu chiami "vite umane embrionali"
sono tali solo per te. Se c'è chi pensa invece come me, e come tutte
le comunità scientifiche del mondo, che non sia così e che questa
legge sia retrograda e violenta (non solo contro le donne), perché non
si deve dare luogo ad una libera discussione e ad un libero voto?
Per esempio, sull'ultimo Domenicale de Il Sole 24 Ore, ha preso la parola Evandro
Agazzi, filosofo cattolico, che nel 1996 ha stilato il documento sullo Statuto
ontologico dell'embrione per il Comitato nazionale per la bioetica. Il suo intervento
si è chiuso con le seguenti parole: "Se si accettano le analisi
precedenti si può continuare a condividere (come io stesso condivido)
il principio morale del rispetto dell'embrione, riconoscendo allo stesso tempo
che non si può applicare questa nozione ai primi tempi dello sviluppo
dello zigote. In quella fase iniziale, non siamo di fronte a semplice materiale
da laboratorio, tuttavia si possono considerare con criteri meno restrittivi
di quelli praticati dalla legge n.40 le pratiche di procreazione assistita,
la possibilità di crioconservare questi "pre-Embrioni", di
sottoporli a esame selettivo pre-impianto, di utilizzarli anche a fini di ricerca
scientifica".
Andando avanti, che la maggioranza commetta errori è un dato di fatto,
ma come ripeteva Churchill per il capitalismo, "è un sistema pessimo,
ma è il meno peggio di tutti gli altri". Tuttavia, sentir dire che
"La maggioranza si sbaglia. La Giustizia no", mi provoca un non lieve
tremore sottocutaneo.
Quale giustizia innanzitutto, quella "divina"? Forse, ma temo che
dovremo attendere parecchio per conoscere con certezza l'inappellabile verdetto;
nel frattempo bisogna trovare un sostituto al "giudice supremo", e
francamente di Ruini non è che abbia proprio una gran fiducia!
Sull'infallibilità della giustizia terrena, non è necessario scavare
in qualche fossa comune per far sorgere dei seri dubbi al riguardo.
Poi c'è quella parlamentare, e allora mi dovrai spiegare perché
(com'è già che hai detto?: "le questioni etiche - Devono
essere lasciate al Diritto. Quello con la "D" maiuscola. Quello che
è scritto nel cuore di ogni uomo ma che solo giuristi, legislatori e
giudici - e non certo voti diretti del popolo - possono scoprire ed applicare
alle realtà concrete. Questa è semplicemente la concezione classica
del diritto naturale. Quello che è stato in vigore per sette secoli in
tutta Europa prima dell'avvento del Bonaparte, e che è ancora in vigore
nei paesi anglosassoni, dove il giuspositivismo rivoluzionario non ha attecchito
e non è potuto arrivare neppure con la forza delle armi." (ma ne
sei sicuro?)), sia dove "il giuspositivismo rivoluzionario non ha attecchito
e non è potuto arrivare neppure con la forza delle armi" sia dove
invece ha attecchito, in soldoni nei parlamenti di tutta Europa (e non solo)
gli esponenti del diritto con la "D" maiuscola ridono grasso della
nostra legge 40 (visti anche i denari e i cervelli che gli stiamo inviando copiosamente).
Ma questi sono solo giudizi di merito, che oggi non voglio approfondire. Il
bello è che se ne parli, che ci si confronti e che si vada a votare.
E' bello constatare che tra i colleghi opinionisti di questo giornale non sono
mancati gli autorevoli interventi. La marcia verso il voto è ancora lunga.
Confrontiamoci! So di poter avere al mio fianco come fedeli alleati Giuliano
Bonizzato e Piergiorgio Welby; anche Gianfranco Morra, pur critico, si è
espresso a favore del voto, e così, mi pare, Ugo Amati. Farrel non ha
ancora lanciato strali, forse perché la sua Albione è una delle
più fiere sostenitrici di tutte le pratiche, da noi proibite, in materia
di fecondazione e ricerca sugli embrioni.
Ma sono sicuro che anche il buon Paolo Gambi non si sottrarrà ad un onesto
e leale confronto all'ultimo voto, che non vorrà adottare come un ignavo
qualunque, la solita becera strategia dell'astensione vigliacca, propugnata
da quelli che, per paura di perdere, sfruttano anche il non voto dei vacanzieri,
dei malati, dei menefreghisti cronici, dei morti, dei semplicemente lontani.