Pubblicato il 19 gennaio 2005 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Quando anni fa la passione politica era molto più viva
di oggi (e non c'è bisogno di tornare ai tempi di don Camillo e Peppone
per trovarla), il solo fatto di invitare qualcuno a non recarsi alle urne aveva
un che di sovversivo. Il voto era addirittura un dovere del cittadino, e chi
si asteneva riceveva una menzione infamante sulla fedina penale: "non ha
votato". Era certamente un eccesso che non lasciava la sacrosanta libertà
di decidere autonomamente cosa fare o non fare del proprio voto, anche di buttarlo
nella spazzatura. E su questo on si discute.
Chi si asteneva allora lo faceva unicamente per semplice mancanza di ogni interesse
sociale, perché impossibilitato, perché appartenente ad una certa
confessione religiosa, perché anarchico, perché morto (e ce ne
sono tanti ancora oggi che occupano abusivamente le liste elettorali), perché
all'estero o altro ancora.
Questa percentuale di non votanti cronici è aumentata nel tempo, ma è
sempre stata abbastanza cospicua tanto che anche in occasioni storiche, come
le prime elezioni libere a suffragio universale nel 1948, quasi in 10% degli
italiani non si recò alle urne. Lo stesso accadde per consultazioni popolarissime
come Divorzio (12% di astenuti), Aborto (21%), Giustizie e Nucleare(35%), Maggioritario
'93 (23%), mentre alle ultime elezioni politiche (2001) l'astensione è
stata dell'19%.
Il referendum ha poi subito un sorte ancora peggiore rispetto alle consultazioni
politiche. Strumento inviso alle classe dirigente nel suo complesso (guai a
mettere il becco negli affari romani!), è sempre stato boicottato con
sistemi di varia inumanità: dalla censura mediatica, all'ignobile svilimento
parlamentare che ha spesso voluto il subitaneo ripristino di norme cassate a
furor di popolo (vedi il finanziamento pubblico ai partiti e la responsabilità
civile dei magistrati, ma la lista è lunga). Gli astenuti cronici sono
quindi leggermente superioni in caso di referendum e si aggirano attorno al
30%.
Ecco allora che da un po' di anni la vigliaccheria si è comodamente sostituita
all'onestà intellettuale, al dibattito pubblico, al confronto democratico.
Siamo l'unico paese al mondo che prevede un quorum deliberativo in caso di referendum.
I voto è valido se si reca a votare il 50%+1 degli aventi diritto.
I vigliacchi contrari ad una proposta di referendum col tempo hanno imparato
a sfruttare questa vergogna giuridica, che permette loro di trasformare il comportamento
passivo, e spesso indipendente dalla loro volontà, di una certa pare
delle popolazione in consenso a loro favore, puntando non più al NO,
come una volta, ma vigliaccamente all'astensione.
Tanti leader politici hanno tentato di ripulirsi la coscienza raccontando agli
italiani una serie di motivazioni per il loro comportamento ignavo, con il solo
effetto di aver aumentato lo squallore del loro comportamento. Si è detto
che:
1) i referendum andavano fatti solo su grandi questioni sociali (come Divorzio
e Aborto);
2) che dovevamo essere questioni che tagliavano trasversalmente i partiti, e
che quindi riguardavano problemi di coscienza;
3) che andavano sottoposti ai poveri stupidi elettori italiani solo pochi quesiti
alla volta...
4) e su temi semplici e ben conosciuti dalla gente;
5) che bisognava aumentare il numero delle firme necessarie alla richiesta.
Oggi ci troviamo di fronte però ad una situazione differente. Prese per
buone queste ridicole motivazioni per osteggiare un referendum (che non mi soffermo
oggi a commentare), la Corte Costituzionale ha dato al popolo la parola per
decidere se abolire o no i 4 pilastri che reggono l'abominevole Legge40 in materia
di Procreazione Medicalmente Assistita (e ricerca scientifica). A tal proposito
allora si deve notare che in questa occasione:
1) c'è in ballo un grande problema sociale, che coinvolge decine di migliaia
di famiglie, nonché l'intera comunità scientifica italiana, visto
che la legge 40 sotto accusa è andata a colpire al cuore uno dei pochissimi
fiori all'occhiello della nostra ricerca nazionale, l'unico settore che vedeva
il nostro paese in una posizione di leaderschip mondiale;
2) è una legge che ha letteralmente spaccato in due entrambi gli schieramenti,
e che riguarda come pochi altri problemi la coscienza e la libertà individuale;
3) ci sono solo 4 quesiti che oltretutto intervengono su di un'unica legge;
3) c'è una materia ben conosciuta (ovviamente non a tutti) alla grande
maggioranza della popolazione, su cui di discute da tempo, mentre in tutta Europa
(paesi cattolici compresi) quello che chiede il referendum è legge da
anni;
5) è una consultazione per la quale sono state raccolte in breve tempo
il doppio delle firme necessarie per legge.
A questo punto quindi, solo i vigliacchi tra i favorevoli al mantenimento di
questa legge si potranno sottrarre al confronto, solo i vigliacchi che temono
una sconfitta, vorranno approfittare anche questa volta di coloro che, per impossibilità
o per ignavia, non potranno recarsi alle urne. Solo i vigliacchi gioiranno nell'aver
imposto con la violenza la loro volontà alla maggioranza degli italiani.
Chi si batterà civilmente per il voto, e duramente per il NO, anche se
farà il mio opposto, non potrà che avere il mio più profondo
rispetto (ovviamente anche in caso di sua vittoria), così come lo avrà
chi, contrario alla consultazione, si recherà alle urne per far certificare
i suoi sinceri motivi di astensione.
Come ha scritto il Corriere della Sera all'indomani del pronunciamento della
Consulta, annunciando la sua battaglia per il SI: "Ci auguriamo che siano
scongiurati tutti i tentativi di evitare il pronunciamento popolare con provvedimenti
affrettati e pasticciati, che aumenterebbero solo la confusione. (...) I Referendum,
come abbiamo scritto più volte, non dividono se la battaglia è
condotta in modo civile. Anzi le grandi iniziative referendarie (è accaduto
in Italia negli ultimi trent'anni, ma anche negli Stati Uniti) hanno unificato
il Paese. Può accadere anche questa volta. Deve accadere".
Deve accadere, e allora il prossimo obiettivo sarà per tutti quello di
sconfiggere i vigliacchi.