Pubblicato il 9 giugno 2004 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
"Ci arrendiamo, Cavaliere. E chi ha più la forza
di fare satira su un padrone dell'universo ad interim che davanti alla crema
della diplomazia europea sventaglia indice e mignolo sopra la nuca del ministro
spagnolo per muovere al riso una manciata di scout al di là delle transenne?"
Quelle che avete appena letto sono l'inizio del divertito commento che Massimo
Gramellini scrisse in prima pagina su La Stampa di due anni fa, al tempo della
famosa foto che immortalò con le corna il nostro inimitabile, e per fortuna
insostituibile (non riusciremmo a reggerne un altro!), Silvione nazionale. In
effetti poco ci sarebbe da aggiungere a quella strepitosa immagine di cui, sono
sicuro, lui ne va fiero. Fiero come di tutto quello che fa parlar di lui, del
suo sorriso, della sua bontà, della sua vicinanza al popolo, di chi sacrifica
l'etichetta per regalare una risata ai piccoli boy scout. Povero Silvio! E'
un incredibile mix di simpatia irritante e ingenuità luciferina. Ama
essere amato. Punto e basta. Al suo ingresso diretto in politica scoprì
che la vera gioia sta nel "dare" ed così iniziò a dire
di si a tutti, trovandosi talmente bene nella parte da mantenere il copione
per altri 10 anni. Il capolavoro iniziale fu la nomina a ministro delle finanze
di colui che era stato suo avversario durante tutta la campagna elettorale ed
aver convinto il partito più nazionalista ad unirsi a quello più
secessionista; e c'è riuscito per ben due volte, un mago, anche se un
po' aiutato dall'insipiente tediosità della coalizione avversaria. Ma
questa è ormai roba vecchia. Oggi Silvio ha portato l'Italia nel mondo.
Siamo i più fedeli alleati dell'America, ed anche se non ci invitano
in Normandia a noi non interessa, siamo superiori. Ma al di fuori dei nostri
confini lo avranno capito?
Sappiamo che, su all'Economist, i connazionali del nostro Farrell solitamente
riserbano per il Cavaliere parole molto meno dolci di quelle che leggiamo nei
pezzi di Nick. Ma gli altri? La gente comune, il popolo? Lungi da me propinarvi
il solito sondaggio. Però giorni fa ho ricevuto dall'Olanda una segnalazione
interessante.
Il Partito Socialista Olandese, la quarta forza politica di quel paese, sta
conducendo la sua campagna per le elezioni europee con una serie di manifesti
critici su vari aspetti dell'attuale impostazione politica continentale. In
uno di questi, che vedete riprodotto in foto, il povero Silvio viene preso di
mira come esempio di "Questa Europa … decisamente non democratica".
Esagerata, offensiva per l'Italia? Giusta fino all'ultima lettera? I pareri
anche dai miei contatti esteri non sono concordi, vediamone alcuni.
Lo svedese Jonas, 30 anni programmatore informatico, è abbastanza d'accordo
sul contenuto del manifesto. Secondo lui "l'ego di Berlusconi è
stato gonfiato dai suoi soldi a livelli assurdi". Ci ricorda come in Svezia
ci sia un limite alla spese elettorali e come i contributi di aziende e privati
siano vietati e considerati alla stregua della corruzione. Mi viene subito da
chiedere: ma allora chi paga? Lo Stato? Mamma mia! Forse gli svedesi sono bravi
e morigerati, ma da noi questo sistema non ha funzionato gran che, ed i partiti
si sono sempre affrettati sia a spartirsi i soldi pubblici che ad accaparrarsi
le tangenti dei privati.
Un commento più equilibrato lo ricevo dal gallese Kenneth, la cui esperienza
internazionale che lo ha portato a lavorare in mezzo mondo, dal Giappone, alla
Germania, all'Olanda, sembra avergli regalato una visione globale del problema.
Il manifesto in questione secondo lui, non dà un'idea esatta della situazione.
"Se il partito Socialista voleva dire che l'Unione Europea non è
democratica, allora un'immagine di alcuni membri della Commissione Europea della
fine degli anni '90 travolti degli scandali, sarebbe stata più appropriata.
Berlusconi è invece visto come il simbolo di un potere nepotistico e
corrotto, più che antidemocratico. Ed oltretutto in Europa conta ben
poco. Ho mostrato a Eva (la sua ragazza olandese) la foto del manifesto e lei
ha detto 'chi è questo?', Berlusconi certamente non domina i media olandesi,
e benché lo faccia in parte con quelli italiani, e pur non essendo certamente
salutare per il suo paese, questo non fa di lui un dittatore. Quello che trovo
strano non è che gli italiani abbiano votato per lui una volta, ma che
lo abbiano fatto di nuovo."
Da Tokyo né Kanako, 28 anni, insegnate di inglese, né Yuichi impiegato
trentenne, sapevano nulla di Berlusconi, ma il suo viso è risultato simpatico.
Juan e Maue, ristoratori di Valencia, di 38 e 30 anni, non sono stati particolarmente
scossi dal manifesto, "è uno dei tanti che sanno intortare la gente,
se fossimo bravi come lui faremmo soldi a palate". La proposta politica
di Juan è un governo di unità nazionale continuo e perenne, "così
smettono di rompere una volta per tutte". Gli ho spiegato che è
inutile e che in questo noi siamo stati anticipatori, visto che l'inciucio è
stata la regola degli ultimi 40, ma senza successo. Lui la ritiene ancora una
valida opportunità per la Spagna.
Eric è invece un norvegese trentacinquenne anche lui un "informatico"
e fa una delle osservazioni più simpatiche. Si, "è vero che
il Berlusca (per lui simpaticamente "il Duce II") non è un
gran che a intelligenza politica, e lo dimostrano tutte le patacate che dice
(ho tradotto in romagnolo corrente il suo inglese nordico), e che gli italiani
se lo devono sorbire, ma non è ancora perso del tutto; che si sia fatto
un lifting per sembrare più bello dimostra che ci sono ancora dei geni
italiani in lui". Che ci stia prendendo tutti per i fondelli? Su questo
punto però faccio una digressione. Quando a inizio anno il Presidente
del Consiglio, in carica in uno dei sette più grandi paesi industrializzati
del mondo, si è assentato per un perioduccio di un mese per un normale
"lifting da Capo di Stato", gliene sono piovute addosso di tutti i
colori. Ho invece trovato la sua scelta di geniale sincerità. Ha deciso
di essere più bello insinuandosi nel cuore di centinaia di migliaia di
persone che vorrebbero farlo, ma che o non hanno il denaro necessario o temono
il giudizio altrui dichiarandolo.
A distanza di 5 mesi dal pubblico sollazzo, i moralisti della prima ora sono
oggi tutti appesi per le strade ritoccati di nascosto nella discrezione di un
computer, loro però guai ad ammetterlo. Una delle candidate, che pochi
giorni prima ho visto dal vivo, pare misteriosamente ringiovanita di una decina
d'anni e anche più. Un ultra cinquantenne da cui ho ricevuto chili di
materiale elettorale sembra avere la pelle di un poppante. Alcune signore di
mezza età si sono trasformate in tardo-pin-up, mentre qualche impiegato,
dalla chioma rinfoltita e colorita, appare anche più smagrito e slanciato.
La prossima volta che qualcuno accuserà Silvio di vanità pretenderò
che mi si mostri la sua pubblicità elettorale, se ne avrà il coraggio!
Il prossimo fine settimana ci recheremo alle urne per aprire la porta a 60 milioni
di nuove ed entusiaste persone con le quali dovremo decidere cosa fare della
nostra vecchia Europa. Spero tanto che la partecipazione sia numerosa e motivata,
come lo dovrebbe essere in ogni consultazione popolare, perché il voto
resa sempre il nostro strumento principe: per far valere un po' di più
i nostri diritti, per punire o premiare chi ci ha deluso o soddisfatto, per
far capire al resto del mondo se il nostro è un Paese democratico o meno.