Pubblicato il 14 marzo 2007 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Pasolini scrisse nel 1974: "L'edonismo del potere della
società consumistica ha disabituato di colpo, in neanche un decennio,
gli italiani alla rassegnazione, all'idea del sacrificio ecc.; gli italiani
non sono più disposti - e radicalmente - ad abbandonare quel tanto di
comodità e di benessere (sia pur miserabile) che hanno in qualche odo
raggiunto".
Chissà com'era lo stato del mare, della spiaggia, dell'aria 1974? Credo
migliore di oggi. Eppure, stando a Pasolini, noi italiani già trent'anni
fa ce ne stavamo comodi a goderci un benessere insperato solo pochi anni prima.
Sviluppo vuol dire anche inquinamento, lo si è sempre saputo. Ma quello
che una società si abitua a fare (come inquinare) lo si deve anche, e
soprattutto, da come è governata. E da quanto spreca. E dal livello di
clientelismo.
La vecchia equazione + pil = + inquinamento, vale solo se la crescita è
disordinata, sprecona e non guidata. Londra in una fase di boom economico esplosivo
ha visto migliorata tantissimo la sua situazione ambientale, ed i forti investimenti
fatti come quelli sul Tamigi sono stati resi possibili grazie proprio all'aumento
del PIL. Lo stesso lo si può dire per quelle aree efficienti come i paesi
scandinavi.
Lo sanno anche i sassi che l'Italia ha la peggior rete di trasporto pubblico
europeo perché per 50 anni l'ordine di scuderia è stato "più
gomma e meno rotaia". Devo ricordare il motivo?
E gli sprechi, gli scarichi abusivi, le strade cancellate dal cemento, le mazzette
immobiliari, tutta roba che inquina il doppio e costa il triplo alla società,
altro che PIL! Beato il PIL, se avesse potuto viaggiare per la sua strada senza
corruzione! E se gli oneri di urbanizzazione incassati a fiumi dalle amministrazioni
comunali fossero utilizzati veramente come oneri di urbanizzazione…
Vecchie storie, vecchie ovvietà. Ma per Cesarino Romani (assessore all'ambiente
della provincia di Rimini) è tutto una novità. Lui osserva, comunica,
dice che non può essere un superman (forse intendeva superpippo), che
non può cambiare il mondo. Sorride per la strada, saluta, è allegro.
Poi si fa scuro: ha visto il PIL, il PIL, oddio! Ma no, il PIL è bello.
O no? Lo amo o lo odio? Cesarino si rode, trema, ama, ma poi è lì
che ancora sorride. Ma la favola del PIL che tutto distrugge e tutto crea, è
il suo ossesso.
C'è ne ha fatto tutti partecipi la settimana scorsa durante una serata
organizzata dall'associazione "La cosa giusta" sull'inquinamento dell'aria
che avrebbe potuto chiamarsi "Cesarino va dove lo porta il PIL".
Dopo un'inquietante (per i contenuti) relazione del prof Forlani, chimico dell'Università
di Bologna, seguita da uno spot pubblicitario di Mauro Stambazzi (ARPA), è
intervenuto Cesarino con tenere parole che toccavano il cuore per la loro soave
semplicità, mentre la platea si toccava qualcos'altro, scioccata all'idea
che ad avere la delega dell'ambiente in provincia fosse una persona che ragiona
come un bambino.
Al povero Cesarino è stato detto sin dalla tenerissima età, come
anche agli altri suoi colleghi dell'ambiente, di ripetere con ossesso a tutto
il mondo il dramma del PIL che cresce, sporca, inquina. E che la gente protesta
se si blocca il traffico, che sono tutti troppo comodi, come diceva Pasolini,
che il treno del progresso non si può fermare. Lui viaggia per noi, e
quindi… è colpa nostra se c'è tutta questa merda in giro!
Povero Cesarino, cercava di capire perché la gente rideva alle sue parole,
ma niente da fare. Non può, sono troppi gli interessi dei suoi amici
da difendere; alla verità è meglio non pensare. Ma basterebbe
solo dare un'occhiata a Rimini, anche l'occhiata di un bambino.
Serietà, anzi, pianto.
Che il popolo sia un bue pigro, è anche molto vero, però…
Sono le solite filippiche, me ne rendo conto, ma se non le si ricorda continuamente
va a finire che le favole che hanno raccontato 100 volte al piccolo Cesarinio
diventano verità.
Il solito immobiliare che distrugge tutto, le 500 varianti al piano regolatore,
le "grandi opere" pensate solo come scusa per altri "motori immobiliari",
mostri come la metropolitana di costa, su gomma per giunta…
Distruggere una città e poi dire che è colpa del PIL. Costruire
il doppio del dovuto per compiacere pochi amici sovraccaricando il sistema fognario
e dire che la Merda in Mare è il prezzo per la crescita.
E giustificare le logiche barbare (e "benedette") di una fiera fatta
in città, quando doveva sorgere al casello autostradale.
Eppure c'è qualcuno, anche più cresciuto di Cesarino, che crede
convinto alla favola del PIL. Che forse ci vuole creder perché non riesce
ancora a fare una croce diversa su quella maledetta scheda elettorale riminese.