Il grande maestro di Mr Tucker e Tanzi

Pubblicato su La Voce di Romagna l'11 febbraio 2004 in prima pagina

di Simone Mariotti

Sarà uno di quei misteriosi ricorsi storici, sarà il destino, sarà una coincidenza, sarà l'acqua, l'aria (certo non il caffè, magari il latte), sarà perché tutto torna, ma non si può non notare la comune e antica origine che unisce le disavventure di chi aveva creduto in Parmalat e di coloro che sognarono con Mr. Tucker (alias Mirco Eusebi).
Si deve sapere che, tecnicamente, sia la piramide messa a punto da Eusebi, così come la serie di scatole vuote ideate dai signori di Collecchio, vengono definite in tutto il mondo come Schemi Ponzi. Il nome deriva da un italiano, Carlo Ponzi da Parma, emigrato in America circa un secolo fa, che nella Boston degli anni venti combinò un casino tale da rimanere per sempre legato a tutti quei sistemi truffa in cui qualcuno con una "grande idea" si prende gioco, e i soldi, di migliaia di persone, illudendo tutti su lauti guadagni, ma in realtà semplicemente pagando gli interessi promessi ai primi arrivati con i soldi spillati agli ultimi, fino al momento dell'inevitabile disastro.
Quando proprio non è una truffa premeditata, ma solo una gestione finanziaria grossolana e irresponsabile, che emette continuamente titoli di debito oltre le proprie capacità, sperando in un continuo rifinanziamento, si parla allora di Finanza Ponzi, come quella Argentina di qualche anno fa o quella dell'Italia degli anni '80, culminata con la crisi del '92. Tale nomea non è proprio un bel primato per il nostro Paese. Se con la permanenza nell'euro e una regolata ai conti pubblici c'era la speranza di far dimenticare un passato burrascoso, un altro cittadino di Parma ci ha riportato indietro di 80 anni.
Carlo Ponzi era uno spiantato fannullone che viveva di espedienti. L'unica cosa che aveva imparato a conoscere bene nei primi 15 anni di permanenza in America erano le patrie galere.
La sua vita cambiò quando si mise in testa di speculare sul prezzo di un certo tipo di francobolli internazionali utilizzati tra America ed Europa, che garantivano lo stesso servizio postale, ma che erano venduti a prezzi diversi nei due continenti a causa della altalenante forza delle rispettive valute.
Purtroppo come lui stesso sperimentò, i costi burocratici erodevano praticamente tutto il già risicato guadagno. Inoltre, i tempi per un eventuale accaparramento e rivendita erano molto lunghi. Tuttavia, parlandone con altri, si era reso conto che la sua idea piaceva e pensò bene di sfruttarla come specchietto per le allodole. Fu allora che nacque più famoso schema-truffa della storia. Promettendo guadagni del 50% in 90 giorni, riuscì a coinvolgere nei primi 9 mesi del 1920 oltre 30 mila persone, che in realtà non stavano facendo altro che trasferirsi denaro tra di loro, mentre Ponzi succhiava da ogni passaggio la sua ghiotta percentuale.
Carlo faceva le cose in grande: limousine, uffici sontuosi, segretarie a go-go, giornalisti compiacenti. La folla lo stava trasformando in un idolo. Se pochi giorni fa Eusebi ipotizzava un tanto interessante quanto probabile legame naturale tra lui, Newton ed Einstein, Ponzi si paragonava Marconi e Colombo: "loro inventarono la radio e l'America, io il denaro". Tuttavia, se l'altro protagonista della nostra storia, il patron di Collecchio, poteva "vantare" qualche aiutino esterno, il nostro Carlo agiva pericolosamente in proprio.
Qualcuno iniziò a sentire la puzza di bruciato che si levava da tutta quella gente in fila davanti alla stimata ditta Ponzi. Alle poste generali fecero due conti e con un comunicato di fuoco raggelarono gli animi degli "investitori", annunciando che i guadagni che si sarebbero potuti ricavare dall'intera organizzazione erano di poche centinaia di dollari, mentre Carlo era esposto per milioni. Fu la fine. Senza più nessuno disposto a rinnovare i suoi titoli, il povero Ponzi finì come Tanzi: con le braghe calate.
In realtà la conclusione di questa vecchia storia è un po' più pittoresca. Salito in macchina con quel che restava del bottino, cercò disperato rifugio in un casinò di Saratoga Springs deciso a recuperare le perdite degli investitori. Non vi riuscì. Trascorse un po' di anni in galera prima di essere rispedito in Italia, nel 1934, con l'ordine di restarci. Eravamo nel pieno del vigoroso ventennio e Carlo, uomo che tornava ad arricchire la patria dopo aver fatto "fortuna" in America, fu "saggiamente" salutato dal Duce come grande esperto di finanza. Dopo i primi passi falsi, Ponzi capì che era meglio cambiare aria e si trasferì in Brasile. Morì in miseria a Rio nel 1949, ma il suo nome e il suo esempio non sono mai stati dimenticati.
Centinaia di schemi si sono susseguiti negli anni. Faccendieri, santoni, gente comune. L'affascinante storia di queste curiose truffe offre di tutto: dal guru creatore del programma "Osa-Essere-Ricco" che garantiva un 400% annuo chiamato "Incremento di Dio", al sofisticato avvocato dell'Oklahoma che riuscì a portare avanti per dieci anni un intricatissimo schema a sfondo minerario (la Home-Stake Mining) che in America fece epoca e che coinvolse, oltre a molti personaggi dello spettacolo (da Bob Dylan a Candice Bergen, a Waltre Matthau e tanti altri), anche persone di indubbia preparazione tra cui diversi dirigenti della General Electric, un paio di noti giornalisti finanziari, decine di istituzioni ed anche i Boy Scout.
In tempi più recenti, i governanti Albanesi sfruttarono la popolarità di alcuni schemi giunti nel loro paese, adottandoli e facendoli divenire parte integrante del loro programma di governo. Tirana, dopo la dura repressione comunista, sembrava aver trovato la via della ricchezza e praticamente l'intera popolazione ne era coinvolta. Quando arrivò, la resa dei conti fu drammatica e le violente rivolte di piazza del 1997 lasciarono sul campo oltre 2000 morti. Ma non sono solo gli albanesi, i politici che hanno deciso di sfruttare le capacità distruttive di uno schema Ponzi.
I sistemi di previdenza sociale nati a metà del '900, specialmente quelli generosi come il nostro, altro non sono che schemi Ponzi destinati al disastro per mancanza di adeguamenti strutturali. Le caratteristiche ci sono tutte: una promessa di lauti guadagni (i diritti acquisiti, assolutamente irrinunciabili, stabiliti con criteri che andavano bene 30 anni fa), il trasferimento di ricchezza dai nuovi ai vecchi, il collasso finale ampiamente annunciato dovuto alla mancanza di futuri foraggiatori (nel nostro caso, la fine del baby boom e l'allungamento della vita media). I padri di oggi stanno ricevendo anche la pensione dei figli, e guai a chi gliela tocca. I figli possono solo sperare in un politico che prima o poi, non volendo essere antipopolare, abbia il coraggio di apparire impopolare riformando seriamente, con inevitabile dolore, la previdenza italiana. Ahimè, da questo punto di vista avrei forse più fiducia se al governo ci fosse il vero Carlo Ponzi!
Chi scrive dovrà attendere almeno trent'anni prima della pensione, e ha tanto la sensazione che un giorno sarà costretto ad inseguire un povero ministro del welfare sin dentro a un casinò per impedirgli, disperato come sarà, di sputtanarsi alla roulette anche quei quattro soldi che gli saranno rimasti per noi futuri vecchietti.







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