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TFR e fondi: siamo solo al'inizio



Pubblicato il 27 giugno 2007 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Siamo giunti alla fine di questa piccola maratona sui fondi pensione ed il TFR. Ora è il tempo delle riflessioni, e se è vero che molti lavoratori non hanno avuto fretta nella scelta dei fondi (forse saggiamente, se le idee non sono chiare), è vero pure che avranno tutto il tempo che vorranno per decidere, sperando che riescano a superare il muro di gomma di disinformazione e terrorismo messo su da industriali (soprattutto i piccoli) da una parte e Governo dall'altra, che di caos su questa vicenda ne ha fatto parecchio dando vita ad un sistema perverso secondo il quale se tutti i lavoratori facessero la scelta dei fondi, come invita il ministro Damiano, Prodi perderebbe l'agognato gruzzolo destinato al fondo per le infrastrutture cui andrà il tfr dei lavoratori delle imprese con più di 50 dipendenti che hanno deciso di lasciarlo in azienda, in contrasto con quindi col primo messaggio governativo. Per ora il giochetto ha dato i suoi frutti: tfr delle grandi aziende al Governo/Inps, tfr delle piccole aziende agli imprenditori. Ed i lavoratori al momento sono stati storditi a dovere.
Però dei passi avanti sono stati fatti, e se non altro si è iniziato a parlare della questione, e non è affatto poco. Ed i fondi pensione non sono più un mistero.
Restano ovviamente delle questioni aperte come quelle che un lettore mi palesava la settimana scorsa scrivendomi: "Io dico concettualmente ok ai fondi. Il problema politicamente incommensurabile è la irreversibilità della scelta. Non mi pare un dettaglio, soprattutto in termini di principi liberali! E per il momento lascio il tfr in azienda".
Siamo alle solite!
A parte il fatto che questa cosa "illiberale" è stata pensata da quella che si definisce La Casa delle Libertà, dato che Prodi non ha fatto che anticipare la riforma di Maroni, che nella sua impostazione è rimasta immutata, se non si ha un vincolo allora perché ci dovrebbero essere dei benefici fiscali e altre agevolazioni rispetto alle altre forme di investimento?
Certo, possiamo dire: viva la libertà di gestione completa, ma allora ognuno pensi per se e Dio per tutti, ed in questo caso il signore dovrebbe spargere qualche bella piaga per decimare la popolazione italiana e risolvere in modo biblico il problema pensionistico.
Curiosamente il lettore che mi scrive è pure nato nel 1964, l'anno nero per la storia previdenziale italiana, il picco del baby boom che sarà la piaga di un sistema previdenziale a ripartizione come il nostro, cioè che prende ai giovani per dare ai vecchi.
Nell'immagine allegata potete vedere un'elaborazione dei dati Istat fatta della società di consulenza Progetica in cui si vede, per maschi e femmine, la differenza tra in numero degli occupati (la parte chiara di ogni istogramma orizzontale che indica la popolazione per ogni fascia di età) ed i rispettivi mantenuti (dagli occupati) nel 2035. La sproporzione è mostruosa, e tra trent'anni resta un mistero chi si accollerà il peso pensionistico dei baby boomers, specialmente quelli del 1964. Una soluzione ovviamente c'è: l'assegno che si avrà dall'Inps servirà a malapena a comperare pane e forse acqua, dato che quest'ultima sarà diventata, dicono, più cara del petrolio.
Ora se ci mettiamo pure a regalare i soldi delle tasse per far guadagnare chi vuole fare semplici investimenti finanziari non vincolati alla pensione, invece che evolvere torniamo al triste tempo in cui si permetteva di stipulare contratti assicurativi che nulla avevano di previdenziale (nel senso che erano pensati per incassare tutto il capitale alla fine) solo per detrarre il 19% del premio dal reddito. Con il solo risultato che dopo 10 anni (la durata media di quei contratti) lo stato aveva incassato meno soldi per i servizi al cittadino a vantaggio delle compagni assicurative, che caricavano di costi nascosti prodotti che, a conti fatti, in realtà rendevano meno di un Btp, ma il cliente non si accorgeva di nulla, perché tanto gli dicevi che detraeva il 19% e lui era contento.
Quale fosse il vantaggio sociale di tutto ciò, a parte far godere la potente lobby assicurativa, resta un mistero.
Non vado oltre, le troppe parole frastornano. Ma se gli italiani non usciranno dal logica del tutto e subito, del volere in finanza ed in previdenza sempre e solo la botte piena e la moglie ubriaca, così come prima si sono beccati le obbligazioni Argentina in campo finanziario, domani si beccheranno un buco previdenziale cui non hanno voluto mettere una toppa neanche con le agevolazioni previste da questa legge (certamente migliorabile ed insufficiente) sul tfr.





 
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