Pubblicato il 7 febbraio 2007 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Mercoledì scorso ci siamo lasciati con un compito: farsi
un'idea di quale sia il tipo di linea di investimento (cioè più
o meno azionaria) che corrisponde alla nostra situazione, seguendo i principi
espressi nelle precedenti puntate.
Ora però, avendo completato l'identikit del nostro oggetto del desiderio,
prima di tuffarci nel mercato alla sua ricerca, dobbiamo fermarci un attimo
per rispondere alla prima domanda che forse qualsiasi lavoratore si sta ponendo:
devo aderire ad un fondo o devo lasciare il TRF in azienda? Già, perché
se non rispondiamo prima a questo quesito tutto il lavoro che abbiamo fatto
è completamente inutile.
L'aspetto determinante in questo tipo di scelta è che c'è in gioco
un problema relativo al cambiamento di filosofia e di approccio alla questione
previdenziale, ed al concetto di TFR, che se non viene prima risolto (all'interno
della nostra mente), finirà per creare solo dei problemi.
Eccettuate una serie di situazioni particolari, che consentono il ritorno in
possesso del capitale per intero (non le affronterò in questa sede, ma
è bene comunque conoscerle), il nodo centrale di tutta la questione è
questo: destinando il denaro del TFR alla previdenza complementare si rinuncia
per sempre alla possibilità di incassare il capitale per intero una volta
giunti alla pensione. Potremo chiedere al massimo il 50%, ma il resto dovrà
necessariamente essere trasformato in rendita. Non è un aspetto da sottovalutare,
e va capito. Lo dico perché nella mia esperienza di tanti anni sul mercato
finanziario si contano sulla punta delle dita di una mano coloro che, avendo
sottoscritto un prodotto previdenziale destinato alla rendita, abbiano poi deciso
effettivamente di mantenere il proposito iniziale e cioè incassare un
vitalizio.
La quasi totalità degli assicurati italiani sente l'irrefrenabile desiderio
di avere tutto e subito (e meno!) invece che pazientare aspettando l'incasso
costante di una rendita. E non lo hanno fatto negli ultimi 20 anni, attenzione,
quando, in presenza di contratti sottoscritti molti anni fa, avrebbero potuto
ottenere di rendite elevate, perché calcolate con vecchie tabelle di
mortalità. Rendite che oggi sarebbero fuori mercato e che avrebbero pesato
molto sulle compagnie vita le quali, per via dell'allungarsi della vita media,
si sarebbero trovate a dover pagare molte più rate di rendita di quelle
ipotizzate inizialmente. Ma, come detto, nessuno o quasi ha scelto la rendita
in passato, con grande gioia delle compagnie assicurative che non hanno mai
incentivato tale scelta senza neanche il bisogno di sollecitare il fascino del
"pochi, maledetti e subito" (a loro molto più conveniente):
erano i clienti stessi a chiederlo.
Manca totalmente, insomma, la cultura della rendita in questo paese. E non lo
dimostra solo il fatto che non viene ricercata, ma anche che investimenti finanziari
destinati alla pensione vengono misurati con gli stessi metri con cui gi giudica
un BOT, ignorando gli aspetti attuariali legati alla durata della propria vita
che entrano in gioco con la previdenza, pubblica, privata o complementare che
sia.
Detto questo bisogna anche capire che è importante destinare il TFR alla
previdenza. E' importante che si sia costretti ad entrare nell'ordine delle
idee di risparmiare anche per creare una rendita e non solo un capitale. Ed
il TFR, magari con qualche contributo aggiuntivo, fa al caso nostro. Faccio
un esempio al riguardo.
Se vi capita di sentire che una persona è morta a 78 anni vi stupite
molto, oppure dite a voi stessi: non era vecchissimo, ma succede? Se il vostro
vicino di casa ha un nonno o un padre ancora vivo a 98 anni, cadete dalle nuvole
o pensate che non sia il solo e che più si va avanti più sarà
così?
Tra i due casi, come avrete notato, ci sono 20 anni di differenza, e dopo tutto
sono realtà, piuttosto ordinarie. Venti anni in più o in meno
a cui dovrete pensare nel valutare se accumulare, e vincolare, un ingente capitale
che riesca a produrre da solo la stessa rendita, o comprarvi una rendita vitalizia
attraverso un fondo pensione, che, oltre ad eventuali benefici fiscali che vedremo
in seguito, costa molto meno alle finanze personali. Chiedetevi: e se vivrò
oltre i 100 anni? Il vitalizio non ve lo toglierà nessuno; un analogo
capitale, invece, prima o poi si esaurisce. Aderite, quindi, manifestate la
vostra volontà, non siate silenti!
E continuate ad informarvi, senza fare scelte troppo avventate, anche perché
è probabile che nel prossimo futuro si svilupperà una certa concorrenza
sui prodotti previdenziali, magari anche dall'estero, ed aspettare qualche mese
per guardarsi attorno non è male.
Quello che troverete guardandovi attorno lo scopriremo la settimana prossima