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TFR: cosa deve fare il dipendente? - prima puntata



Pubblicato il 17 gennaio 2007 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

C'era una volta il TFR. Ma ci sarà ancora anche domani? E' passata poco più di una settimana dal ritorno dalle vacanze di Natale, e già buona parte dei lavoratori italiani è impantanata nel dilemma sul TFR: che fare?
La questione, anche dal punto di vista operativo (moduli, procedure varie, deduzioni, contributi del datore di lavoro, dipendente dal…, assunto dopo il …) non è immediata, ma ci sarà il tempo per imparare. Io mi soffermerò, oggi e per qualche mercoledì, su alcuni punti caldi di tipo prettamente finanziario ma non solo, che già stanno facendo perdere la bussola a troppe persone. In questa prima puntata parliamo di quello che subito è parso come il problema a numero 1: la garanzia del capitale versato. Occhio, perché anche solo a pronunciarle, le parole "capitale garantito" portano iella.
Facciamo un passo indietro.
Qualcuno, moltissimi a dir la verità, si sono convinti (lode al potere massimo della negazione) che la garanzia sul capitale offerta dalla banca, o dalla compagnia assicuratrice di turno, fosse una sorta di vittoria personale, come un costringere l'odiata istituzione finanziaria a rinunciare ad un po' dei suoi profitti per garantire al povero risparmiatore quello che nei tempi bui di Cirio, Parmalat e Giacomelli sembrava una chimera: la GARANZIA del capitale, appunto.
Si narra di omini visti giungere di fronte all'impiegato di banca, posizionarsi al bancone col braccio destro alzato ed il pugno sinistro battente sul tavolo, per poi arringare all'apparentemente sottomesso bancario con voce stentorea: "lei mi deve garantire il mio capitale, ha capito, GA-RA-NTI-RE". Il tapino non sapeva che il bancario, mentre chinava mesto il capo, non lo faceva in segno di umiltà, ma solo per vedere le sue manine che si sfregavano sotto il bancone, mentre malizioso pensava: "bene bene, un altro dei terrorizzati che inchioderemo al nostro istituto per anni con un bel prodottino a capitale garantittissimo, proprio come vuole lui, ed io vado pure in vacanza con un bel premio produzione". Come disse un gestore un giorno, "se sei abbastanza intelligente per capire come funziona un prodotto garantito, sei anche abbastanza intelligente per sapere che non ne hai mai bisogno".
Mi scuso se qualche lettore-risparmiatore si sente offeso da queste parole. E non è questione di intelligenza, ma forse solo di buon senso. Ed una mancanza di questo buon senso può costare molto cara, specialmente in caso di pensioni. Spiego.
La mancanza di buon senso generale (visto il successo dei prodotti garantiti) sta nell'essersi illusi che fosse la banca, anche solo in minimissima parte ad accollarsi il rischio di perdita.
Invece, il mega terrore irrazionale seguito ai tanti scandali finanziari degli ultimi anni è stato gestito e sfruttato ad arte dalle banche per ingrassarsi ulteriormente. Cosa hanno fatto gli istituti? Invece che limitarsi ad offrire il prodotto garantito per eccellenza, un semplice titolo di Stato area euro (la settimana prossima vedremo che neanche questa mia affermazione è pienamente corretta), hanno iniziato ad offrire pacchetti precostituiti dal funzionamento oscuro e gli alti costi occulti, che vincolavano i sottoscrittori per anni (solitamente 5, 6 o 7), utilizzando gran parte del capitale investito per comprare semplici obbligazioni, dal rating meno sicuro dei titoli di Stato (quindi la garanzia, in realtà, non è mai garanzia, ma garanzia solo se l'emittente del titolo sottostante non fallisce! Ma quanti di voi leggono i prospetti?) ed il resto per acquistare opzioni o singoli titoli azionari. Il tutto è condito con il solito ritornello "se la borsa sale guadagni, se scende non perdi il capitale". Tutto molto bello, peccato che nel 99% dei casi (ma questo ovviamente resta un pettegolezzo tra pochi intimi) il rialzo che la borsa deve avere per rosicchiare qualcosa di più dei semplici BOT deve essere veramente straordinario visto che prima devono essere recuperati tutti i costi necessari a comperare le coperture per la garanzia e dare il bonus al venditore.
In sostanza, con un prodotto garantito l'unica cosa di cui siete sicuri al 100% è il vincolo che vi accollate, perché a comperare un semplice BTP sulla stessa scadenza, non solo avete la maggiore garanzia dello Stato, e non di un emittente privato, ma la continua disponibilità del capitale e un rendimento superiore.
Come ho detto tante altre volte, in finanza non esiste l'assenza di rischio, mai. Ed è uno di quei pochi settori, forse l'unico, in cui il detto "mai dire mai" non vale. Un po' di rischio c'è sempre e va gestito con sapienza e non comprandosi certezze che non esistono.
Questa è una premessa fondamentale per affrontare con consapevolezza il discorso della scelta pensionistica che proseguiremo la settimana prossima.






 
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