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Chi ha rubato la mia pensione? (prima parte)



Pubblicato il 7 dicembre 2005 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Proviamo a buttare giù un po' di numeri.
Oggi in Italia ci sono 18 milioni di pensionati su una popolazione di 55 milioni. La Germania ha circa gli stessi pensionati, ma con una popolazione di quasi 90 milioni.
In Italia ci sono 2,6 milioni di pensioni di anzianità, che addirittura incassano, mediamente, il 64% in più rispetto alla pensione media pagata dall'Inps (1.173€ contro 715€). Roba da pazzi.
Le stime dell'Inps per il fondo dei lavoratori dipendenti sono tali per cui nel 2013 il rapporto tra lavoratori e pensionati sarà inferiore a uno. Nel 2013, tra 8 anni!
Dal 2020 inizierà ad andare in pensione l'enorme massa dei baby boomers del periodo 1948-1968.
Il rapporto generale lavoratori/pensionati dell'intero sistema economico per quell'epoca sarà già inferiore a 1 da anni.
La domanda sorge spontanea: chi paga, anzi, chi pagherà le pensioni di domani?
Ovviamente, oltre ai baby boomers, ci saranno, numerosi, coloro che andranno in pensione tra oggi e il 2020, la maggior parte dei quali riceverà un bell'assegno frutto di un ladrocinio fatto a spese dei giovani di oggi che si chiama "diritti acquisiti". Traduciamo.
Lo Stato spendaccione dice: "Tu pensionato del 2000-2020 hai versato nelle mie casse pochi soldini rispetto a quanto io ti ho promesso e il sistema demagogico con il quale io mi sono fatto bello ai tuoi occhi è il più irresponsabile del mondo industrializzato. In compenso è migliore di quello argentino! Però, visto che pagano i giovani, belli e forti, io ti do tutto senza ripensamenti. Anzi, da oggi decido che tutto il costo delle mie promesse deve ricadere sui pensionati di dopodomani, che avranno un assegno in base a ciò che hanno versato. Se l'Inps ci sarà ancora, ovviamente!
Ripeto la domanda: chi pagherà se i lavoratori saranno meno dei pensionati? E se oltretutto buona parte di quei pensionati avrà diritto ad incassare molto di più di quanto sarebbe giusto avere?
Gli americani, che hanno una valanga di risparmi immobilizzata in fondi pensione (che noi non abbiamo), che hanno un livello di pensione minima superiore alla nostra, che pagano meno contributi previdenziali (a differenza di noi), e che soprattutto hanno un sistema in attivo, che ogni anno incassa più contributi di quelli che deve erogare, e quindi ha un surplus che si incrementa continuamente e lo farà ancora per una ventina d'anni, sono estremamente preoccupati perché tra il 2037 e il 2042, il loro surplus (che inizierà ad essere intaccato dal 2025 quando le uscite, per via dei boomers pensionati, supereranno le entrate) si sarà esaurito ed il sistema andrà in bancarotta, cioè dovrà sborsare più di quanto riceve.
L'Italia è in bancarotta da più di 15 anni, ha un prelievo fiscale già oggi enorme, non ha un soldo nei fondi pensione privati, ma in compenso ha attualmente (non nel 2042) un debito pubblico di assoluto rispetto.
Chi oggi ha meno di 45 anni, si troverà nella spiacevole situazione di arrivare alla pensione nel mezzo di un'onda d'urto spaventosa per le casse pubbliche.
Nel 2025 l'Italia avrà il poco invidiabile primato di Paese con il maggior numero di pensionati rispetto ai lavoratori, nonché di paese più vecchio del mondo, assieme al Giappone.
La cura per questo male è drastica: allungo della vita lavorativa, taglio netto e retroattivo dei privilegi acquisiti, tetto massimo limitato su tutte le pensioni erogate, eliminazione immediata delle pensioni di anzianità.
C'è anche la strada imboccata timidamente con la riforma del tfr. La direzione è quella giusta, ma i numeri non bastano, e riguarda solo i dipendenti.
Un'alternativa è quella di stimolare il risparmio previdenziale privato, ma qui i problemi sono di due ordini.
Il primo, è che per poter risparmiare bisogna poter guadagnare e molte famiglie sono già ridotte all'osso (spesso per pagare rate di muto per immobili ultra-mega-sopravvalutati) e i più giovani fanno fatica anche a trovare uno stipendio che gli faccia pagare l'affitto. Quindi, i soldi per il risparmio previdenziale non abbondano.
Secondo, manca totalmente la cultura previdenziale, colpa di uno Stato tuttofare che dal dopoguerra per tre generazioni ha deresponsabilizzato il cittadino su un sacco di fronti, illudendolo che il bengodi in cui ha vissuto sino ad oggi fosse ripetibile in eterno con le stesse regole.
Che fare? Quando la cancrena si è protratta troppo a lungo per inerzia dei dottori non resta che una cosa da fare: tagliare, ed in fretta. Bisogna solo decidere come e dove.
C'è poi un problema ulteriore che andrà a peggiorare la già non brillate situazione italiana, ma ne parleremo la settimana prossima, che chiuderà questa tre giorni previdenziale




 
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