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Senza gare si resta al palo - Intervista a Edolo Minarelli



Pubblicata in due puntate il 9 e 10 novembre 2013 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

“Houston abbiamo un problema”, potremmo dire. Ma nel caso di Rimini non si tratta di esplorazione spaziale, quanto di destreggiarsi nelle impervie galassie della politica amministrativa. Ed è un problema da non sottovalutare perché può creare molti danni: la scadenza delle concessioni per la gestione dei servizi pubblici. Torniamo allora a parlare con l’ing. Edolo Minarelli, che tutti a Rimini ben conoscono.

Che sta succedendo?
Dal 2000 con i decreti del ministro Letta sulla liberalizzazione del mercato del gas si parla di affidare la gestione delle reti di distribuzione con gare su bacini ottimali. Oggi ne sono stati individuati 170 a livello nazionale, ma manca sempre un’interpretazione regolamentare per partire. Dagli anni ’90 con la legge Galli si parla del riassetto per bacini e con gara del servizio idrico integrato (s.i.i.).
Invece?
Ebbene, in tutti questi anni ho sempre sostenuto che in Italia non saremmo stati capaci di indirle queste agognate gare. Se da più di un secolo - Giolitti 1903 - la prassi è stata l’assegnazione diretta, per cambiare serve una volontà di trasparenza, e altra pubblica amministrazione, e altra coesione politica rispetto al dato che conosciamo. Ecco allora il pericolo per i grandi progetti infrastrutturali sulle reti quale il nostro PSBO (Piano di Salvaguardia della Balneazione Ottimizzato, ndr).
Quindi non possiamo continuare come nel passato, ma non siamo attrezzati per il cambiamento che le direttive europee ci impongono.
Esatto.
I comuni che ruolo hanno?
Uno fondamentale, e possono esercitare davvero un’azione di governo strategica, e devono imporre alle multi-utility la loro visione del servizio e del territorio.
In che modo?
A Rimini e provincia è scaduto l’affidamento del servizio idrico nella primavera dell’anno scorso, idem per i rifiuti, e in base al programma delle reti gas, il bacino di Rimini dovrà andare in gara all’inizio del 2015. Tutto questo è in mano ai comuni, che hanno il governo dei tempi e dei modi di queste gare. Ma se i comuni non sono uniti e solidali nella loro azione, se non hanno una visione d’assieme e se rinviano le decisioni, tutto ciò produrrà un’incertezza che finirà per essere deleteria.
Qual è il percolo?
Che si perdano grandi occasioni.
Hera però il suo piano di investimenti l’ha fatto pure essendo scaduto il suo mandato, o lo ha fatto proprio per questo, per rendere difficile il subentro ad altri?
Hera come tutti i gestori deve avere un piano di investimento, che però è comunque subordinato alla pianificazione d’ambito con cui riaffidare il servizio. Quindi, per ora ci sono piani concreti per alcuni versi, perché sono compresi nella vecchia pianificazione deliberata, ma molti altri aspetti, come la separazioni delle reti (sia il completamento di Rimini Nord che Rimini Sud), oppure il PSBO per buona parte, devono entrare in un nuovo piano d’ambito che non passa solo per la città di Rimini, ma essere deve integrato e coordinato assieme agli altri comuni.
Quindi c’è il rischio che tutta la progettazione e gli impegni presi vadano di nuovo tutti, letteralmente… a mare?
Allo stato attuale abbiamo le tariffe che sono state definite solo per il 2012 e 2013, quindi quella parte di investimenti collegati alle tariffe deve essere ri-deliberata all’interno di un piano generale per il 2014 e gli anni successivi. Ma è tutto fermo.
Dove si è inceppato il sistema?
Manca una unità di intenti a livello territoriale. Per esempio il PSBO dovrebbe essere integrato su tutta la costa e non solo su Rimini, e questo fa parte di un piano d’ambito di lunga scadenza. Poi da talune parti c’è anche una visione non oggettiva su Hera, che non permette di comprendere sino in fondo il ruolo positivo di una multi-utility anche con le sue caratteristiche, e cioè una società quotata in borsa, in fase di sviluppo, con molti territori, e questo lascia perplessi alcuni comuni, non solo nel riminese.
Pensa a dove si sono fatte scelte diverse rispetto alla concessione?
Sì, con gestioni in house, o con la gara a “doppio oggetto” o addirittura si paventa in alcune realtà anche la creazione di una “azienda speciale”. Per me tutto questo è sbagliato.
Perché è meglio seguire la strada della gara per la “concessione” rispetto alle altre alternative?
Il dibattito teorico al proposito non trova pace. Guardiamo ai processi reali e al caso concreto del s.i.i. dell’ambito di RN. L’affidamento in concessione a Hera è scaduto da tempo. Mi chiedo cosa meglio ci sia di una gara europea per l’affidamento per n anni del servizio con una nuova concessione. Si possono costituire nuovi enti o società pubbliche in piena spending review quando da tutte le parti si chiede di snellire la PA? Diverso è il discorso relativo alla capacita di svolgere le gare con piani di bacino ben studiati ed authority preparate al controllo. Ma questa è la scommessa dello Stato regolatore rispetto a quello imprenditore che in Italia dobbiamo accettare e vincere. Altri Paesi con meno problemi di finanza pubblica e di efficienza della PA possono seguire altre vie che a noi oggi sono di fatto precluse.
Ci sono le condizioni per la partecipazione di altri soggetti alla gestione del s.i.i.?
Sì, anche se è difficile. Più facile che ciò accada per il servizio rifiuti e per il gas, perché l’ordine di grandezza degli investimenti è di gran lunga inferiore a quello relativo all’acqua.
Intanto però a Rimini si sono fatti dei notevoli passi avanti a livello progettuale…
Sì, abbiamo una buona fase progettuale e anche finanziaria, che però rischiano di rallentare e perdere di intensità se non si compie il quando anche sul piano istituzionale, e cioè decidere quale affidamento, quale piano d’ambito, quali piani tariffari.
Cioè, il rischio è che se non si fa la gara e si stabiliscono le nuove tariffe, quella parte dei lavori che dovevano essere pagati con gli incrementi tariffari rischiano di restare a palo?
Io credo che non ci sia nessun gestore disposto ad accollarsi un investimento che rientra dopo 30, 40 anni senza una garanzia tariffaria.
Il PSBO è di Rimini, ma l’incremento tariffario sarà spalmato su tutta la provincia…
È solo un problema di politica. Ci sono tutti i presupposti tecnici e progettuali per fare un Piano integrato da Cattolica a Bellaria. Ma ci vuole unità del territorio.
Cosa ardua in Romagna, come si supera il campanilismo endemico?
Io sono convinto che con la capacità che ha avuto il sindaco di Rimini di mettere al centro dell’attenzione e a tutti i livelli il progetto della balneazione, non tutto dovrà andare in tariffa, e si potrà creare un equilibrio, per non pesare troppo sui cittadini.
Quelli promessi dal ministro Orlando sono soldi nuovi, per esempio…
Sì, ma soprattutto sarà l’intero territorio a giovarsene, compresa la collina e la montagna, che beneficerebbero dal raggiungimento di standard dei servizi uniformi su tutto il territorio.
Il sindaco nel suo ruolo è  molto convinto. Il presidente della Provincia?
Su questi temi non credo che sia convinto allo stesso modo. Ora, le province rimarranno, perché non ci sono più i tempi tecnici per la loro soppressione, quindi Vitali in questo contesto dovrà e potrà giocare un ruolo principe per il semplice motivo che è lui che presiede il consiglio locale di Atersir. E deve essere lui  il protagonista dell’integrazione del PSBO su tutto il territorio e della rapida decisone sull’affidamento del servizio.
Le associazioni che ruolo possono avere?
Quello fondamentale di stimolo e di superamento degli scogli politici, perché tutte, di vario ordine e grado, hanno dato un aiuto alla decisone finale. Conosciamo bene il contributo che ha dato l’associazione “Basta Merda in Mare” sulla questione fognaria, o quello, seppur più utopistico, di “Rifiuti Zero” per lo sviluppo della raccolta differenziata.
Il coinvolgimento delle associazioni a livello comunale con il nuovo Sindaco c’è stato. A livello provinciale invece il dialogo, per esempio con “Basta Merda in Mare”, è sempre stato molto più difficile. Vitali non ha mai preso troppo sul serio la questione fogne…
Bisogna andare oltre tutto questo, così come non perdersi in polemiche del passato o che coinvolgono altre questioni divisive come il TRC, o il dibattito sul ruolo/esistenza futura delle province. La scadenza delle gare per i servizi è tale per cui bisognerebbe ragionare attraverso un confronto pubblico più ricco di quello che c’è attualmente, e mi riferisco anche alle cose che Orlando ha detto in varie occasioni. Cioè, se si vuole procedere con investimenti strategici, con le infrastrutture, ecc. è necessario passare anche attraverso dei momenti di partecipazione.
C’e anche una difficoltà legata al conflitto di interessi di Atersir, come la si risolve, vendendo le partecipazioni e lasciando ai sindaci solo il controllo?
Non credo che questa sia l’unica soluzione. Atersir mantiene un conflitto di interessi, perché il regolatore è gestito dai sindaci che sono i rappresentanti dei cittadini, ma il regolatore è anche azionista delle multi-utility. Credo che invece sarebbe meglio creare un’autorità indipendente, e non espressione degli amministratori. Sarebbe quindi auspicabile una riforma di Atersir per renderla indipendente, un po’ sul modello dell’autority del gas e dell’elettricità.




 
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