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Intervista a Bido de Truffis – Un truffatore pentito



Pubblicato il 23 ottobre 2013 su La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

In esclusiva per La Voce, intervistiamo oggi un malandrino, scappato ai tropici con i soldi che i suoi clienti gli avevano affidato e che, per mantenere il suo anonimato, chiameremo Bido de Truffis. Il tema è caldo, viste le cronache Riminesi degli ultimi giorni. Ascoltiamolo, sarà molto istruttivo.

Ha visto De Truffis, a Rimini c’è qualcuno che ha seguito le sue orme?
Sì, come in altre città, quello riminese è uno dei tanti. Ma sono dei fessi, si son fatti beccare io invece me ne sto quaggiù al caldo…
Dove si trova?
Diciamo che non fa molto freddo, e le banche locali non chiedono troppe spiegazioni sull’origine del mio denaro.
Ci vuol raccontare qual è stato il suo segreto?
Oramai posso parlare, tanto mi son ritirato e per rimediare vi darò alcune dritte.
Cominciamo dalle password: lei poteva accedere ai conti dei suoi clienti?
Io a dire il vero ero un po’ all’antica e preferivo agire alla vecchia maniera
E cioè?
Mi facevo consegnare direttamente il denaro dai miei fidati clienti, è semplice. C’è gente che non aspetta altro che staccarti un assegno. Sa quante volte me lo sono sentito dire: “lo intesto a lei?”. Noi truffatori abbiamo l’aspetto impeccabile, ma siamo persone deboli e davanti a simili offerte come si fa a dire di no?
Lei quindi incassava direttamente il denaro? E a loro che dava?
Resoconti fasulli, grazie alle divinità cui sono più devoto: Excel il dio dei numeri e Scanner il dio dei loghi.
Ma non se ne accorgevano?
Con un minimo di attenzione se ne accorgerebbe anche un bambino, ma loro si fidavano! E quei fogli bianchi con una serie di numeri e un logo che sembrava fotocopiato non impensierivano più di tanto, e sa perché?
Lo ignoro, davvero…
Perché guadagnavano, sempre e molto!
E questo basta?
Per un po’ assolutamente sì. Il tempo necessario per preparare il terreno, qualche anno. Magari a volte, quando le notizie anche diffuse in tv erano pessime, un po’ li facevo calare, ma poi ero così “bravo” che tutto si riprendeva, e loro erano contenti.
Non si chiedevano perché non arrivasse mai corrispondenza a casa?
Guardi, anche se arrivava non dava mai troppo fastidio. Quelli che aprono le buste e leggono il contenuto sono assai pochi. Ma soprattutto la corrispondenza che per legge viene mandata a casa è talmente tanta e scritta in modo non proprio comprensibile a tutti, che fare confusione è facile. Quindi se non ne ricevevano erano quasi più contenti.
Sì, però, sig. Bido, un estratto conto con un riepilogo ufficiale…
La voglia, caro Mariotti, ci vuole la voglia di pensarci, di guardarci, di essere sempre un po’ diffidente, ma chi ti consegna le chiavi di accesso del proprio conto, di che vuole che si preoccupi?
E loro ovviamente non sapevano che per chiunque è vietatissimo avere le password dei clienti?
La risposta mi pare ovvia. Chi ti dà la password per operare sui conti è il pollo perfetto da spennare, anche se non gli vuoi soffiare i soldi. Ti crede un mago della finanza, e se ti metti a fare operazioni su operazioni ci gode pure, sino a che non arriva il salasso…
Non capitava mai di guadagnare?
Certo, ma se io avessi il segreto per far soldi col trading non sarei qui sotto una palma a raccontarle queste cose. Qualche buon colpo lo si azzeccava, perché chi non risica non rosica, ma quando entri in quel vortice ti fai prendere la mano, e poi arrivano le perdite inevitabili, e si inizia con l’altro grande classico dei truffatori, quello di spostare soldi da un cliente all’altro. Ma quando sei a quel punto hai la vita breve, e se non hai già un bel gruzzolo fuori sei fottuto.
Perché, che succede?
Succede che quelli sono soldi che sono transitati sul mercato in modo normale, soldi di cui i clienti hanno ricevuto delle comunicazioni, quindi più esposti al rischio di essere scoperti. I sistemi di controllo delle banche prima o poi se ne accorgono. Se si arriva a quel punto, o si scelgono quei clienti che le lettere non le aprono neanche, e che per un po’ si accontentano di una telefonata, o si va velocemente a sbattere e non c’è foglio di excel che tenga.
Quindi, se ho capito bene, sono tre i capisaldi per effettuare questo tipo di truffe?
Esatto! Prenda nota: 1) farsi intestare gli assegni, 2) presentare rendiconti fasulli su fogli di carta molto semplici; 3) farsi dare i codici di accesso dai clienti illudendoli di fargli guadagnare dei gran soldi. Le illusioni altrui erano le mie migliori alleate. Non vorrei essere scortese con qualcuno e me ne scuso, perché anche i truffatori hanno un cuore, ma io ero un truffatore colto e ricordo un bel libro di qualche anno fa che scrisse un collega americano a proposito delle truffe modello “Schema Ponzi”, le catene di sant’Antonio fatte con i soldi, per intenderci.
E che diceva?
Il titolo era: “Non puoi ingannare un uomo onesto”, e riprendeva un vecchio film in cui un truffatore era così avido che finiva vittima di una delle sue stesse truffe.
Molti dei suoi truffati erano però sinceramente in buona fede…
Certo, la maggior parte, ma sa quante denunce anche in passato non sono state effettuate perché si giocava con soldi frutto di nero? O di riciclaggio? E comunque quando si ha l’impressione che i soldi arrivino abbondanti, si fa sempre fatica a decidere di rompere l’incantesimo, e questo riguarda anche le banche che non sempre sono solerti ad agire contro un loro uomo che si arricchisce con operazioni sospette che però fanno lucrare anche l’istituto. Poi quando la corda si tira troppo si spezza. E la sa un’altra cosa sintomatica di tutto?
Quale?
Comunque vada i clienti restano gli attori più distratti in tutto ciò perché nella maggior parte dei casi sono le banche stesse o le società di intermediazione a scoprire le malefatte di un dipendente o promotore e a informare i clienti.

Piccola postilla chiarificatrice
Bido de Truffis non è uno pseudonimo, ma un personaggio di fantasia protagonista di una vecchia storia di Paperino. Il nome era già una garanzia di “successo”, e l’ho preso in prestito. In questo giorni la cronaca locale riminese ha portato alla luce alcuni casi di truffe. Nulla di nuovo sotto il sole, storie che si ripetono con un copione sempre estremamente simile, e che ogni volta però stupiscono proprio per questo, per la facilità con cui il malfattore di turno è riuscito nel suo intento utilizzando metodi triti e ritriti, facendosi forza oltre che della fiducia, anche e soprattutto della distrazione delle persone, in un mondo frenetico che forse facilita questo stato di cose. Le interviste ai personaggi che vi ho presentato in questo mese sono state pensate proprio per porci “in difesa dei nostri risparmi”, ma se non si mantiene un minimo livello di attenzione e se non si evitano alcuni banalissimi errori (come quello di intestare gli assegni al promotore/consulente/bancario di turno che ve lo chiede), tutto questo servirà a poco. Occhi aperti dunque!




 
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