Pubblicato il 10 febbraio 2010 su La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
Scrivere il Cantico dei drogati, per me che avevo una tale
dipendenza dall'alcol, ebbe un valore liberatorio, catartico. Però il
testo non mi spaventava, anzi, ero compiaciuto. È una reazione frequente,
tra i drogati, quella di compiacersi del fatto di drogarsi. Io mi compiacevo
di bere, anche perché grazie all'alcol la fantasia viaggiava sbrigliatissima.
Ho scritto sotto effetto dell'alcol testi di cui vado orgoglioso, come Amico
fragile per esempio. Con il Cantico mi rappresentavo e mi liberavo dell'imbarazzo
di essere considerato un alcolizzato. Tu che mi ascolti /insegnai / un alfabeto
che sia / differente da quello / della mia vigliaccheria. Non è che io
mi dia soltanto del vigliacco, non è una preghiera. È un modo
di dire: tu che ti ritieni tanto furbo, insegnami un modo di comportarmi. Questo
è un discorso delicato, perché c'è il rischio di fare l'apologia
della droga, ma non c'è dubbio che le droghe potenzino la capacità
creativa delle persone, perché disinibiscono, e la creatività,
come qualsiasi attività umana, è fortemente ostacolata dalle inibizioni.
Io sono a favore della liberalizzazione delle droghe, anche per motivi sociali,
per evitare che organizzazioni camorristiche o mafiose possano proliferare su
di esse.
Era Fabrizio De André, nel 1992, in un'intervista per la rivista Mucchio
Selvaggio. "Povero" Fabrizio, se fosse vivo lo avrebbero escluso
subito da San Remo e dalla Rai! Figurati, uno che dice che la droga esalta la
creatività, che feccia! Ma andiamo un po' più indietro nei tempi.
Che Freud apprezzasse gli effetti, medici e non, della cocaina è cosa
nota, meno noto è l'allora celebrato "Vin Mariani", creato
nel 1863 da un francese, Angelo Mariani, proprio per sfruttare le proprietà
stimolanti della coca del Perù associandole all'alcol del vino di Bordeaux.
Ne uscì un liquido realmente inebriante che fu per decenni tra le prelibatezze
più richieste d'Europa… e ti credo! Prima che venisse bandito nel
Novecento come droga, gli estimatori erano tanti, ma uno primeggiava sugli altri:
Papa Leone XIII che addirittura decorò l'inventore con una medaglia e
persino si prestò a pubblicizzare il prodotto con la sua stessa faccia
in un celebre manifesto per il mercato inglese. Insomma: "Coca e alcol
e vai alla grande, parola di Papa". Ma a chi si era ispirato il Mariani?
Chi gli diede l'idea?
L'idea arrivò da un celebratissimo medico di Monza di fame europea, che,
sventurato, rispose...
Qualcuno di voi ha mai fatto un giro per Marina Centro a Rimini? Immagino di
sì. Vi svelo un segreto: io ho abitato per tanti anni proprio lì,
in una via dedicata a un certo Paolo Mantegazza, da Monza. I più "colti"
tra i rivieraschi già san chi è. Scrisse Ferruccio Farina nel
suo La Riviera di Rimini 1790 - 1993, Centocinquant'anni di vita balneare,
(1993):
Dopo l'era dei "camerini su palafitte" fu il
ciclo della trasformazione dei luoghi di cura e di terapia in luoghi di svago
e di divertimento. Un processo che ebbe il suo massimo propugnatore in Paolo
Mantegazza, notissimo medico e fisiologo, autore dalla produzione torrenziale
di libri, articoli e almanacchi popolari. Mantegazza, forte delle sue idee e
della sua autorevolezza, s'era accasato a Rimini non solo con la carica di Direttore
Sanitario dei Bagni ma anche, di fatto, come consulente nell'edificazione del
Grandioso stabilimento che il Municipio aveva iniziato nel 1869 e terminato
nel 1873. [...]
Basta scorrere gli Almanacchi igienico popolari di Mantegazza, per riconoscervi
i toni che caratterizzeranno il ciclo ed i successi a venire della marina di
Rimini e dell'intera riviera adriatica. [...]
E sono gli anni, quelli di Mantegazza, in cui la sabbia, da fastidiosa sostanza
da evitare accuratamente con passerelle - sporcava, volava col vento, entrava
tra gli abiti e le scarpe, si appiccicava al corpo umido - divenne morbido tappeto
con cui entrare in contatto fisico e sui cui adagiare il corpo.
Un vero eroe dunque, un mito, giustamente ricordato come un
patrono di Rimini, a cui è stata meritoriamente dedicata una delle più
belle via della Città. Tuttavia il poliedrico medico lombardo, nel 1859
incuriosì il Mariani scrivendo e diffondendo un suo altrettanto importante
saggio che esaltava... indovinate cosa? Il titolo diceva: Sulle virtù
igieniche e medicinali della coca e sugli alimenti nervosi in generale.
Oibò, già mi stava simpatico e invece è un altro farabutto,
disperato e cocainomane! Non si può mai star tranquilli, accidenti!
Premetto che non sono un grande fan di Morgan, e a dire il
vero non conosco nulla del suo lavoro artistico, né ho mai visto neanche
una puntata di X Factor. Ho familiarità solo con la sua capigliatura,
la sua voce e la sua ex moglie, quella gran simpaticona di Asia Argento, e dato
che, appunto, è oramai una "ex", c'è da credergli se
dice che ha smesso di tirar di coca, anche se gli altri due elementi sono lì
a istillare dubbi atroci.
Non è che ci abbia passato notti insonni, devo confessarlo, ma qual è
quindi il suo peccato? Ammettere di aver usato coca? Se così fosse andrebbe
chiusa credo l'intera Rai, almeno una delle due Camere del Parlamento, e certamente
Milano.
Si potrà dire: "Morgan dice cazzate"! Ok, e allora? A San Remo
presenta la Clerici! E poi ha parlato a un giornale, non dal palco... Guardate,
non vado oltre perché discutere di questo caso credo sia più idiota
di quelli che ne hanno stabilito l'esclusone dal Festival, manifestazione che
tra l'altro trovo tanto soporifera da istigare, quella sì, al consumo
di coca.
Forse la vera colpa di Morgan è aver detto che a lui fungeva da antidepressivo.
E qui le cose si fanno un po' più serie. Già, perché il
suo sarà anche un modo sbagliato di uscire dalla depressione, ma che
ne è delle tonnellate di psicofarmaci potentissimi che creano forti dipendenze
e che sono copiosamente prescritti dai medici italiani, e non solo?
Temo che questa paranoia sulla droga in generale, sia dovuta proprio alla distribuzione
pazzesca di droghe mediatiche e farmacologiche a un popolo oramai veramente
drogato di tutto, soprattutto di noia, assuefatto e sempre più incapace
di accettare il diverso, non solo da sé, ma dall'omologato sociale, e
neanche più desideroso di disintossicarsi
Anche chiamarla paranoia è riduttivo, si tratta di un'ossessione allucinante,
deviante e annichilente, che impedisce ogni serio ragionamento, a prescindere
dalla sostanza. Se Morgan avesse detto: "curo la depressione con la marijuana",
proprio una delle tante applicazioni mediche scientificamente provate della
cannabis, largamente meno pericolosa di psicofarmaci e barbiturici (applicazioni
mediche accettate poche settimane fa anche dal nostro governo conservatore,
che ha fatto proprio un ordine del giorno presentato dai senatori radicali Poretti
e Perduca sulla cannabis terapeutica), le reazioni non sarebbero state diverse,
mentre se avesse affermato: "tutti i week end mi faccio una sbronza e sono
felice con bacco, tabacco e venere", in molti gli avrebbero dato una pacca
sulla spalla strizzando l'occhiolino.
L'omologazione appunto, che continua drammaticamente a impedire che il proibizionismo
sulle droghe decada assieme ai drammi, alle ossessioni e alle paure che si porta
dietro.
Il dr. Paolo Mantegazza
La pubblicità inglese col Papa del Mariani Wine
Il Vin Mariani alla Coca del Perù
Un manifesto riminese della seconda metà dell'Ottocento