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La fine del mondo è vicina, ma poi non arriva mai. Un po' di storia petrolifera



Pubblicato il 29 luglio 2009 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Oggi, stesi sotto l'ombrellone, curiosiamo un po' nel mondo delle analisi petrolifere. Argomento meno brillante rispetto all'ultimo Camilleri, ma un po' di suspance c'è lo stesso.
Il petrolio si sta muovendo su e giù tra i 60 i 70 dollari al barile. Dove andrà a finire? Tornerà a esplodere con la ripresa economica? O no?
Riporto qui di seguito una parte dell'intervista che Luigi De Paoli, direttore dello Iefe (l'Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente all'Università Bocconi), ha rilasciato Sole 24 Ore:

"I Paesi Opec stanno realizzando massicci investimenti. In tre-quattro anni l'offerta di greggio aumenterà di dieci milioni di barili al giorno. E a quel punto vi sarà una correzione dei prezzi. Salvo colpi di scena".
Il giornalista pone una domanda legata all'attualità:
"Il settore però in questi giorni è in tensione. A preoccupare è l'Iran. Quali saranno le conseguenze?"

Risposta di De Paoli:
"È chiaro che se viene meno l'offerta produttiva di Paesi come l'Iran, lo scenario dei prezzi delineato non regge. Ma è importante, in particolare, che non accadano crisi in Arabia, vera cassaforte mondiale del greggio. Disordini in quel Paese avrebbero riflessi pesanti".
L'intervista prosegue
"Che effetti avrà sui prezzi la trasformazione in petrolio delle sabbie bituminose? È un'operazione che alcuni big portano avanti in Canada?"
"È una sorta di mito. Ma in futuro, da questa operazione, verranno generati tre o al massimo quattro milioni barili di petrolio al giorno. La trasformazione della sabbia in greggio costa circa 35 dollari a barile. Agli attuali prezzi del petrolio il procedimento conviene. E in futuro? Gli investitori non sanno fino a quando il petrolio resterà a quota 70 dollari"
"Quindi c'è il rischio di un flop?"
No. La verità è che questo tipo di produzione sarà interessante quando il petrolio diventerà una rarità. Ma dovranno passare ancora un po' di decenni."

Chissà se il professore avrà ragione? In parte sì, ma con una piccola precisazione. Petrolio vicino ai 70 dollari, Iran, disordini mediorientali… tutto torna, solo che l'intervista... è di tre anni fa, agosto 2006. Il Prof. ha avuto ragione in parte perché le dinamiche da lui delineate si sono verificate e il prezzo del greggio è arrivato in effetti a dimezzarsi dai 70$ del 2006. Solo che nel frattempo si era anche raddoppiato! E guarda caso i problemi erano gli stessi di oggi (gli stessi di sempre, sul Medio Oriente).
E che si diceva quando il barile arrivò a 100$?
3 maggio 2008. Due anni dopo le previsioni di De Paoli sul calo del greggio, Marco Magrini sul Sole riportò il pensiero di Fatih Birol, capo economista dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie), l'organizzazione fondata dall'Ocse nel 1974, all'indomani della prima crisi petrolifera: "Nulla sarà più come prima. Quasi senza accorgersene, siamo entrati in un nuovo ordine energetico mondiale".
Magrini ricordava che nel World Energy Outlook, il monumentale rapporto annuale curato e diretto da Birol, l'Aie aveva già ammonito il mondo: fino al 2030, la produzione di petrolio sarebbe stata incapace di tenere il passo con la domanda. "Per risolvere il problema" continuava Birol, "bisognerebbe investire subito migliaia di miliardi di dollari, ma non sta accadendo. Da qui al 2015 potremo facilmente assistere a interruzioni nelle forniture". Il viatico per un terzo shock petrolifero, chiudeva Magrini. Dopo pochi mesi, da 150$ il barile, il petrolio era tornato sotto i 40 dollari!

Ma la fatidica soglia psicologica dei cento dollari al barile quando fu toccata veramente? A inizio 2008? No, un attimino prima, e precisamente nel 1864, anno in cui il prezzo medio del barile fu di ben 97,79$, se consideriamo ovviamente l'inflazione. Il prezzo vero era 8,06$, che rivalutati ci portano vicino ai 100 di oggi secondo i dati della British Petroleum nella Statistical Review of World Energy di un qualche anno fa.
L'Aie invece calcola che, in termini reali, cioè a valori di oggi, nell'aprile del 1980 fu raggiunto un massimo di 101,70$, cioè già trenta anni fa. E il mondo pare sia andato avanti lo stesso, oltretutto, allora, investendo poco o nulla sulle energie rinnovabili, cosa a cui oggi, per fortuna, si è un po' più attenti.
Ma ancora si investe troppo poco nel solare. "Colpa delle potentissime Sette Sorelle", dicono sempre in molti! Vi svelo un segreto (di Pulcinella): le Sette Sorelle (definizione che Enrico Mattei diede a: Exxon, Shell, BP, Chevron, Mobil, Gulf e Texaco quando controllavano il 50% del petrolio globale - poi alcune si sono fuse tra loro) oggi rappresentano meno del 5% delle riserve sia di greggio che di gas naturale, e circa il 20% della produzione.
Che voglio dire con oggi. Che il mondo è complesso, se ancora non si era capito; è bello, ma complesso, e imprevedibile. E il mercato del petrolio (come quello delle altre materie prime) non fa assolutamente eccezione.




 
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