Pubblicato l'11 marzo 2009 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Che gran casino che sta accadendo sul mercato azionario; ma
era mai successa una catastrofe così? E le alte volte dopo che è
successo? Rinfreschiamo la memoria per cercare di capire quel che sta accadendo.
Gli ultimi due periodi neri per l'economia italiana, e non solo, sono stati
gli anni settanta al tempo degli shock petroliferi e dell'iperinflazione, e
la crisi seguita al boom degli anni ottanta, culminata nel '92 con l'uscita
della lira dal Sistema Monetario Europeo (SME), al tempo del primo governo Amato
e della colossale manovra finanziaria d'emergenza di quell'anno.
Ora, l'indice Comit della borsa italiana, il più antico, toccò
un massimo di periodo poco dopo la sua nascita facendo segnare quota 162,21
il 19 giugno 1973. Scoppiata la crisi, dopo 4 anni di burrasca, il 22 dicembre
1977, l'indice scese al suo minimo di sempre a 54,95, un calo del 66,12%.
Occhio ai numeri, che tornano utili.
Perché utili? Perché solitamente i mercati azionari, a differenza
di quelli immobiliari, reagiscono con molta più violenza in entrambe
le direzioni, e quando inizia una ripresa la si perde quasi sempre quando si
è fuori perchè quel treno viaggia veloce. L'immobiliare invece
è lento e i suoi cicli quando hanno imboccato una strada richiedono anni
per invertire la rotta.
Proseguiamo. Da quel minimo di fine '77 il mercato rimbalzò fino al 292,03
del 3 giugno 1981, segnando un +431%. Il 22 luglio '82 eravamo però ancora
sotto del 50% a quota 147,23.
Il nuovo massimo fu toccato nel boom della Milano da bere. Il 20 maggio 1986
il Comit arrivò a un valore che non avrebbe più toccato per altri
10 anni: 908 (+517%). Ma quando la lira uscì dallo SME il Comit era a
354,93 (16 settembre 1992), un calo di oltre il 60% in 6 anni.
Di nuovo altra crescita, e il massimo storico di sempre fu raggiunto in piena
bolla tecnologica a 2182 (+514%), esattamente 9 anni fa, il 10 marzo 2000. Ma
il 12 marzo 2003, dopo fallimenti, guerre e scandali internazionali, eravamo
di nuovo a 959 (-56%). Poi il sole tornò a brillare sino al 17 maggio
2007, ultimo picco del Comit a 2135 (+122%).
Oggi siamo a 659, con un calo dai massimi del 69%.
Che farà il mercato non lo so, e soprattutto a breve chi fa affermazioni
su quello che potrà capitare nei prossimi mesi, anzi anche anni (perché
uno stallo anche di un paio d'anni nessuno lo può escludere) è
un ciarlatano.
Però la storia va osservata. E si vedono in giro prezzi che rasentano
non dico il ridicolo, perché se il mercato li esprime un motivo c'è,
ma forse un po' l'isteria sì. E non solo in Italia, ovviamente.
Ora, il nostro mercato è stato più penalizzato sia perché
è strapieno di banche, sia perché il sistema Italia non è
proprio un gran bel sistema. Ma nonostante questo anche i prezzi delle banche
straniere fanno sorridere. Un paio di giorni fa Alessandro Graziani sul 24 Ore
curiosava sul valore di borsa di certi istituti. La Citigroup, l'ex numero uno
del mondo, vale poco meno della Cassa di Risparmio di Genova, e una fusione
porterebbe i genovesi a controllarla. Se si unissero Monte dei Paschi e la "colossale"
Bank of America, ne uscirebbe un istituto che per rapporti di partecipazione
si dovrebbe chiamare "Bank of America & of Siena". Fortis, il
secondo maggior gruppo del Benelux dopo ING è oggi al livello della Banca
Popolare di Sondrio.
La liquidità non circola ancora nel sistema, ma in giro v'è n'è
un bel po' immobilizzata in ostaggio della sfiducia. Appena il terrore sparirà,
qualcuno inizierà a far quattrini con un po' di shopping coraggioso,
e chi avrà tempo godrà.
La nostra Cassa di Risparmio è solida e se avesse soldi in cassa potrebbe
fare qualche acquisto in saldo; una banca dalle parti di San Francisco a questi
prezzi si trova di sicuro. Ma ci pensate che spot per la città! Immaginate
solo il titolo di un ipotetico numero del Sole 24 Ore dell'estate 2009: "Nasce
oggi la Cassa di Risparmio di Rimini e della California". Anche i banchieri
forse sembrerebbero più simpatici.