Pubblicato il 28 novembre 2007 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
"Vorrei fare un grosso investimento sullo stock di grano
di aprile, tu che ne dici?"
Non è una domanda che mi ha fatto uno dei miei clienti, ma una delle
battute che si ha il piacere di ascoltare in "Una Poltrona Per Due",
film geniale che puntualmente ogni anno gira in TV sotto Natale. Lo hanno ritrasmesso
domenica scorsa leggermente in anticipo; ma in fin dei conti le luminarie si
sono già accese e quindi siamo in regola anche questa volta.
John Landis in quegli anni non ne sbagliava una, e pochi altri registi in così
pochi anni hanno realizzato un tale numero di film culto.
Nel film si parla di grano, di oro, di pancetta di maiale ed ovviamente del
mitico "succo d'arancia surgelato". E in Italia? Come andrà
quest'anno il raccolto delle arance? Io non lo so, perdonatemi. Quello che invece
so per certo è che in giro c'è un sacco di gente che crede di
essere il Signor Bix, quello che ha tutti i dati segreti, quello che sa tutto,
quello che può farvi diventare ricchi, ...o poveri, come nel film. Ed
anche lui non è che abbia fatto una fine simpatica!
Insomma, c'è un dilagare di gente impazzita che vuole speculare sulle
materie prime, o meglio, sulle "commodities" (chiamandole così
ci si sente già più importanti), e che ha voglia di darci dentro,
perché si possono far quattrini a palate, dicono…
Landis era avanti con gli anni, e forse non lo sapeva. Lui guardava all'America
che si stava affacciando negli anni ottanta, gli anni della finanza più
rampante e spregiudicata dell'ultimo mezzo secolo, e fece un quadretto ironico,
scherzoso e irriverente in cui gente come Eddie Murphy/Valantine dalla mattina
alla sera, dopo un bagno caldo e un brodino, poteva passare dal ghetto alla
stanza dei bottoni e decidere il prezzo mondiale della pancetta di maiale…
o dello stock di grano di aprile. Godibilissimo sullo schermo, preoccupante
se uno vuole emulare Eddie anche nella realtà.
Il fatto è che quella mania speculativa che fa da sfondo al film è
più viva che mai anche 25 anni dopo (ma è una storia che si ripete
da secoli). E molta gente oggi si crede di poter vestire i panni dei nostri
eroi, trasformandosi in speculatori da dopolavoro ferroviario, anche se forse
non hanno neanche capito come fanno veramente Winthorpe e Valantine a diventare
ricchi col succo d'arancia surgelato.
Marco Liera, il responsabile di Plus, settimanale di approfondimento finanziario
de Il Sole 24 Ore, due settimane fa scriveva in apertura del giornale:
"Il boom dei prezzi delle commodities ha spinto gli intermediari finanziari
a sfornare migliaia di strumenti che emulano i prezzi delle materie prime. Ovviamente
nessuno pensava ad emettere questi prodotti nel 2001 quando il petrolio stagnava
a 17 dollari al barile e l'oro a 256 dollari l'oncia. [...] Al segmento EtfPlus
della Borsa c'è un'infornata di titoli indicizzati alle più svariate
materie prime. C'è l'Etf sul platino, quello sullo zinco e altri ancora
fino a quello sui suini leggeri. Analizzare le prospettive di queste micro-nicchie
è roba da super-specialisti. E' poi incerto che se investire in cotone
o maiali rappresenti una buona diversificazione rispetto alle azioni o alle
obbligazioni. […] Più della metà degli italiani adulti non
sa la differenza tra azioni e obbligazioni, come è risultato da uno studio
di Anima Fin Lab. Però c'è qualcuno che si sente a suo agio investendo
in maiali. Perdendo soldi".
Oramai da anni constato, quasi rassegnato, che il popolo dei risparmiatori italiani
si beve senza pensarci due volte qualsiasi porcheria venga loro rifilata, e
si innamorano di ogni moda finanziaria del momento, buttandosi in massa su ogni
mercato al top, che sia quello azionario, obbligazionario, immobiliare, valutario
o delle materie prime. Comprando sempre ai massimi e fuggendo a gambe levate
dai funerei e puntuali minimi successivi.
Cari italiani, siete proprio di bocca buona. Se un giorno mi dovesse prendere
lo schiribizzo metterò su un'obbligazione indicizzata alle favolose azioni
della "Canistracci Oil" (chi ha riconosciuto la citazione è
bravo): mi sa che vi berrete alla grande pure quella!