Pubblicato il 23 maggio 2007 su La Voce di Romagna
in prima pagina
di Simone Mariotti
Una banda di esaltati. Se uno psicoanalista avesse varcato
la soglia del Palacongressi di Rimini la settimana scorsa per assistere alla
manifestazione organizzata da Italian Trading Forum e Morningstar avrebbe avuto
pane per i suoi denti. Centinaia di individui tutti uguali. Tutti con varie
di distorsioni cognitive all'attivo: illusione del controllo, eccesso di fiducia,
dissonanza cognitiva, distorsioni confermative, auto-attribuzione, ancoraggio,
illusione di validità.
Il profilo è sempre lo stesso: agitato con movimenti a scatti, abiti
di un'eleganza ordinaria, privi di ogni fantasia, una dialettica da gallo di
provincia un po' spaccone, che ad ogni termine tecnico come ipervenduto, stocastico,
testa e spalle quasi va in erezione. Sono infatti solo uomini, e basterebbe
questo a sancire la superiorità femminile.
Sono i paladini del trading, anzi del day trading. Ma per loro un giorno intero
è un secolo: si specula a mani basse, di secondo in secondo ed il loro
verbo è "non mollare il mouse, neanche se devi andare al cesso".
Il video è il tuo signore.
Perlopiù sono ragazzotti dal volto rubicondo e abbronzato pagati dalle
banche per spiegare al parco buoi, con quel fare da sapienti e tuttologi come
lo avevano i dottori che visitarono Pinocchio, come si fa a fare trading (e
quindi soldi a "palate"!) con la più grossa bufala della finanza:
l'analisi tecnica.
E' una curiosa disciplina, made in USA, che si prefigge di indovinare la direzione
del mercato, e specialmente di un titolo, osservandone unicamente l'andamento
grafico precedente. Puoi anche non sapere nulla dell'azienda in questione, magari
non sai neanche se è un'azione, un'obbligazione o dell'oro. Roba da pazzi,
lo so, ma è così. E' una vera religione che si basa su atti di
fede, e cattiva memoria. Infatti i risultati delle elucubrazioni dei tecnici
sono imbarazzanti. Ecco un classico esempio a proposito del mercato americano
tratto dal Sole 24 Ore: "Lo scenario di base prevede quindi nelle prossime
settimane una nuova puntata verso quota 1.100 che favorirebbe poi il rimbalzo
oltre i 1.500 punti entro sei mesi, mentre nello scenario pessimistico il raggiungimento
del target a 950-1000 rimanderebbe alla metà del prossimo anno il possibile
ritorno verso i massimi". In quel momento lo S&P500, l'indice di cui
si parlava, era a 1250. Traduzione: il mercato nei prossimi sei può salire
o scendere del 20%.
Ma non importa, se un trader su dieci operazioni si prende mediamente sei o
sette cantonate, lui si ricorda solo dei tre-quattro successi. E si auto convincerà
a proseguire, pronto ad inseguire nuovi miti. Alla fiera di quest'anno c'era
persino una coppia di americani che applicavano il "Codice da Vinci"
al trading. Ed era uno degli eventi di punta, consigliato dal giornale dell'evento!
Burton Malkiel, uno dei più graffianti economisti americani, scrisse
che "tutto quello che si può trarre di utile dagli analisti tecnici
è l'informazione secondo la quale se il mercato non si muoverà
né verso l'alto né verso il basso, allora resterà stabile".
Ricordate cosa dissero i medici che vistarono Pinocchio e che dovevano stabilire
se fosse vivo o morto? "Il burattino è bell'e morto; ma se per disgrazia
non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo"!
Malkiel aggiunse: "Il fatto è che i tecnici spesso svolgono un ruolo
importante nel rinverdire il prato dei broker. Non dimentichiamo che i consigli
dei tecnici provocano un'intensa attività di negoziazione, dal momento
che quasi tutti i loro sistemi richiedono compravendite multiple. E ogni contrattazione
genera commissioni, che sono la linfa vitale dell'attività di brokeraggio.
Se i tecnici, come abbiamo visto, non aiutano i clienti a permettersi lo yacht,
sicuramente contribuiscono a indurre un numero di compravendite in grado di
assicurare lo yacht ai broker. Fino a quando il pubblico non si renderà
conto di questo intreccio di interessi, i tecnici potranno guardare al futuro
con una certa fiducia".
Ma quella del trading infinito è una brutta malattia anche dei professionisti
del risparmio gestito italiano. I fondi italiani movimentano i portafogli in
modo ossessivo, rigirando completamente gli asset in gestione più volte
l'anno (alcuni anche 10 volte!), al contrario dei più tranquilli colleghi
esteri, soprattutto americani, i più stabili in assoluto, che per fare
una rotazione completa dei titoli di un fondo si prendono un paio d'anni. Ed
i risultati si vedono.
Chiudo con una delle più belle analisi tecniche, che selezionai per il
mio libro "L'investitore libero", che iniziai a scrivere proprio catalogando
questo genere di commenti. Sul Sole 24 Ore del 26 agosto 2002, un'importante
società di analisi tecnica sfornava il suo verbo: "Ulteriori conferme
al momento positivo del Mib30 arrivano dai titoli con outlook positivo per i
prossimi 10-15 giorni che risultano raddoppiati e - aspetto ancora più
rilevante - sono del tutto scomparse le azioni con attese negative. La ripresa
sta interessando più o meno tutti i settori e l'attuale rialzo ha delle
solide fondamenta per confermarsi nel tempo". Purtroppo i successivi 40
giorni furono a dir poco disastrosi. Il Mib30 precipitò di oltre il 20%
e le borse di tutto il mondo arretrarono ai livelli di 5 anni prima in uno dei
periodi (settembre-ottobre 2002) più bui di sempre per i mercati.