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Autocritica del fronte del Sì. Ma l'Italia...



Pubblicato il 15 giugno 2005 su La Voce di Romagna in prima pagina

di Simone Mariotti

Una sconfitta su tutta la linea, non c'è che dire. Noi sostenitori del SI, quelli che questo referendum lo hanno vissuto, sentito, voluto dal profondo delle viscere siamo stati battuti senza scusanti; siamo stati totalmente incapaci di capire di cosa è fatto questo paese, di quali sono le sue priorità. Abbiamo creduto di conoscerne le paure e le ansie (che non avevano), le speranze e la religiosità (forte, ma non così tanto), ma sbagliavamo, e sbagliavamo su tutto.
Non abbiamo saputo capire le donne, né la loro volontà. Forse speravamo pateticamente come sciocchi idealisti in un loro sussulto d'indipendenza che le portasse un po' meno lontane dalle loro sorelle europee. E speravamo forse ancora più scioccamente negli uomini, loro forse sì, impauriti sul serio.
Noi abbiamo perso irrimediabilmente sotto molti punti di vista, ma gli italiani, ahimè, non se la passano troppo bene.
Il risultato negativo (per noi) del referendum, non è neanche colpa della Chiesa, così pesantemente accusata, anche dal sottoscritto perché, per fortuna, neanche il Vaticano è così potente da giustificare una tale debacle.
Purtroppo I "vincitori", che già giocavano male prima, stanno vincendo ancora peggio oggi, a partire dal patetico Berlusconi, secondo il quale il 75% degli italiani sono dei moderati pronti a schierarsi con lui.
Ed è curioso come chi su questo giornale difendeva le minoranze contro la "tirannia delle terribili maggioranze che portavano ai totalitarismi" oggi dica "vox populi vox dei": potenza della coerenza! Onore quindi a chi cambia idea, e che sarà ora d'accordo con me che la maggioranza ha vinto giustamente ancora una volta, mentre secondo i precedenti ragionamenti gambian/polverelliani verrebbe da dire che una minoranza di cittadini liberi è rimasta schiacciata dalla maggioranza stolta e ignava, facile preda dei tiranni. Ma non è così.
Gli italiani si sono divertiti coscienziosamente ad affossare per sempre l'unico strumento che avevano a disposizione per intervenire direttamente sul lavoro del Palazzo. Punto è basta. E che la loro volontà sia rispettata.
C'è ovviamente chi sparerà le solite panzane sull'abuso di questo strumento e via dicendo, ma quando si vince si diventa sempre un po' incontinenti; lo sarei probabilmente anch'io, e quindi lasciamo giocare i ragazzi senza scandalizzarci troppo.
I più fessi diranno tautologie quasi offensive all'intelligenza come che lo strumento è logoro perché non si raggiunge il quorum da 10 anni. Cioè: invito a non votare, faccio di tutto per far fallire tutte le consultazioni e poi dico che lo strumento e logoro. Come a dire che la violenza negli stadi è colpa di chi ha inventato il campionato! Per la cronaca, se in tutti i referendum del passato invece che il NO si fosse chiesta l'astensione, il quorum ci sarebbe stato solo nel '91 e in alcuni quesiti del '93, e basta! Quindi da questo punto di vista lo strumento è nato logoro, a causa dell'esistenza stessa del quorum (non a caso siamo l'unico paese al mondo che lo prevede).
Più seriamente, è che una volta al NO si dava un significato politico, si aveva il coraggio di combattere per un principio, e avrebbero gli astensionisti potuto combattere così anche questa volta, magari vincendo pure; ma oggi tutto questo non conta più nulla. Potremmo votare sul qualsiasi cosa, dalla fisica nucleare alle case chiuse: sino a che ci sarà il quorum un referendum su un qualsiasi qualche tema anche il più popolare di tutti resterebbe lettera morta.
Ma neanche questo giustifica una sconfitta, che era certo annunciata, ma non così pesante ed inequivocabile.
Conserverò gelosamente la prima pagina di ieri di questo giornale. La conserverò sino al giorno in cui si sorriderà amaramente nell'osservare la lista dei perdenti (tra i quali ho l'onore di partecipare assieme al Presidente Ciampi; anche se al posto della Ferilli si poteva dare lustro a quello stupido di Dulbecco!), quella lista che qualche anno fa avrebbe compreso anche Barnard.
Come ho scritto la settimana scorsa, il rammarico maggiore per questo risultato non sta tanto nella mancata svolta di libertà, in quanto all'estero, in tutto il mondo, la ricerca andrà avanti libera ed un giorno tutti noi (anche gli italiani menefreghisti) potranno usufruire dei suoi risultati; la fecondazione eterologa continuerà ad essere praticata liberamente e ovunque così come la diagnosi pre-impianto e tutto il resto; si dovrà solo andare oltre confine e tirare un po' la cinghia, giusto per starci dentro con le spese.
Il rammarico maggiore è la resa incondizionata del cittadino di questa piccola provincia dell'impero, destinata a restare tale, che preferisce scegliere di non scegliere piuttosto che fare uno sforzo minimo, ma veramente minimo verso l'informazione e la consapevolezza.
Quanti mi hanno detto "sono quesiti incomprensibili", per poi scoprire che a mala pena avevano letto un articolo o due al bar o al limite visto una puntata di Porta a Porta.
Quando però di deve comperare una televisione da 800 euro si perdono pomeriggi interi per andare da un negozio all'altro, si cercano confronti con gli amici, ed alla fine si sceglie quasi a caso, perché valutare la bontà di un qualsiasi hi-fi è molto più complicato del farsi un'idea sufficientemente buona sui temi sui quali si chiedeva un voto.
Con un quorum del 40%, il paese avrebbe dimostrato comunque una capacità di reazione, di interesse al dibattito, corrispondente a quella maggioranza degli italiani che a parole, in tutti i sondaggi, si dichiarava prevalentemente contraria alla Legge40. Una sconfitta combattuta poteva essere sicuramente più significativa anche per i vincitori.
Non scegliere così in tanti sa molto, troppo di ignavia, di "colui che per viltade fece il gran rifiuto", di "tanto non me ne frega niente di niente, fate quello che volete", di voglia di sottomissione, che se troppo passiva dovrebbe far seriamente pensare anche coloro che l'hanno propugnata, e che oggi, ubriachi, sono convinti di aver trascinato alla vittoria un battaglione che in realtà è più piccolo di quello di Pirro.





 
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